One Song, sperimentazione e audacia artistica al Bellini di Napoli. Recensione
- di Nicola GarofanoTrascinante, estenuante, avvincente, sono solo alcuni degli aggettivi per descrivere lo spettacolo teatrale One song – Historie(s) du Théâtre IV, concept, regia e scenografia di Miet Warlop, una performance insolita e innovativa in scena al Teatro Bellini di Napoli fino al 2 giugno, con Simon Beeckaert, Elisabeth Klinck, Willem Lenaerts, Milan Schudel, Melvin Slabbinck, Joppe Tanghe, Karin Tanghe, Wietse Tanghe e con Imran Alam, Stanislas Bruynseels, Judith Engelen, Flora Van Canneyt.
One song – Historie(s) du Théâtre IV, il cui titolo fa riferimento al documentario Histoire(s) du Cinéma di Jean-Luc Godard, è strutturato intorno a un'unica canzone, musicata da Maarten Van Cauwenberghe testo di Miet Warlop, che il cast esegue ripetutamente nel corso di un'ora, un concentrato di emozioni, sudore e fatica fisica, tra prodezze di resistenza e forza, che si mescolano sul palcoscenico, trasmettendo al pubblico una carica energetica senza precedenti.
L’ambientazione sembra un piccolo palazzetto dello sport (o una palestra scolastica), con tappetini e gradinate, delle panche, una trave da ginnastica artistica, una spalliera e diverse altre cose. Lo spettacolo inizia con il riscaldamento dei cinque attori/atleti mentre un gruppo di tifosi si accalca sugli spalti, con grandi sciarpe da calcio, che li incoraggiano e ballano insieme, mentre un arbitro borbotta parole incomprensibili in un megafono gracchiante; infine, entra in scena una cheerleader piroettante, Milan Schudel, in completo bianco con pompon bianchi, stempiata e barbuta.
Ogni attore si dispone ai propri strumenti, Elizabeth Klinck suona il violino stando in equilibrio su una sola gamba sulla trave, William Lenaerts il tastierista che tiene la sua tastiera attaccata in cima alla spalliera e salta ininterrottamente su e giù su una pedana elastica per poterla suonare. Simon Beeckaert sdraiato sulla schiena suona il contrabbasso eseguendo una serie di faticosi addominali. I vari pezzi della batteria sono sparsi sul palco e Melvin Slabbinck, il batterista corre da un tamburo all'altro, mentre Joppe Tanghe, il cantante, fa jogging su un tapis roulant.
L'idea di ripetere lo stesso brano musicalmente e vocalmente in modo continuo potrebbe sembrare noiosa, ma l’effetto che si crea è ipnotico e coinvolgente. La trama allude alle mille sfaccettature che compongono la vita, spesso dolorosa e difficoltosa, piena di imprevisti, che viene scandita sul palco da un diapason, un metronomo che gestisce ogni loro singola azione, quel tempo inesorabile che trascorre fugacemente, prigionieri solitari con poco cui distrarsi che per farcela adottano un orientamento saldamente rivolto al presente, evitando lo sguardo malinconico all’indietro o quello ansante verso il futuro, ricordandoci che, come scrisse Albert Einstein a un suo amico: “Il passato, il presente e il futuro sono solo illusioni, anche se ostinate”.
Gli attori vengono incitati sia dalla cheerleader che dai tifosi a spingersi sempre più al limite delle loro possibilità; attori che hanno saputo coinvolgere gli spettatori fin dal primo istante, facendoli vivere in prima persona le gioie, i dolori e le fatiche dei personaggi. Veri e propri olimpionici della scena che hanno dato il meglio di sé, rotolando sul pavimento, girando in cerchi infiniti e ripetendo in un loop infinito la canzone che, metaforica, inizia con un’esortazione: “Corri per metterti in salvo, fino alla morte, fino alla mia morte fino alla morte di tutti noi. Toc, toc, chi è? È il tuo dolore antico”.
Presto la stanchezza comincia a trasparire e i rivoli di sudore iniziano a scorrere sui loro volti, poi l’inevitabile: la performance come la vita, diventa più difficile e complicata, la stanchezza e il terribile sforzo fisico si fanno sentire, ma la loro energia sembra inesauribile, continuano a suonare e a cantare, facendo sì che ogni singolo gesto, carico di significato, regali al pubblico un'esperienza sensoriale ed emotiva indimenticabile. Cantano ancora, ma ahimè, uno dopo l'altro, crollano, mentre la ragazza pompon gira su sé stessa con una tavoletta di gesso in mano con sopra scritto “If”, se.
La combinazione di esercizi fisici e performance musicale ha reso lo spettacolo un'esperienza unica e divertente, che ha mostrato la versatilità e la creatività degli attori, “One Song” si è dimostrato un esempio di come sia possibile reinventare il concetto di spettacolo teatrale attraverso la sperimentazione e l'audacia artistica, un trionfo di energia, di passione e di talento, lasciando tutti senza fiato, desiderosi di rivivere ancora una volta quelle intense emozioni. Un vero capolavoro teatrale che resterà impresso nel cuore di chiunque abbia avuto il privilegio di assistervi.
One song – Historie(s) du Théâtre IV
musica Maarten Van Cauwenberghe
testo della canzone Miet Warlop
con la consulenza artistica di Jeroen Olyslaegers
drammaturgia Giacomo Bisordi
costumi Carol Piron & Filles à Papa
suono Bart Van Hoydonck
luci Dennis Diels
produzione NTGent, Miet Warlop / Irene Wool vzw
coproduzione Festival d’Avignon, DE SINGEL (Anversa), Tandem Scène Nationale (Arras-Douai), Théâtre Dijon Bourgogne - Centre dramatique national (Dijon), HAU Hebbel am Ufer (Berlino), La Comédie de Valence - Centre dramatique national Drôme – Ardèche (Valenza), Teatre Lliure (Barcellona)
con il supporto di Governo delle Fiandre, Città di Ghent, Tax Shelter del Governo Federale del Belgio
con l’aiuto di Frans Brood Productions
Orari spettacoli: feriali h. 20:45, giovedì riposo, domenica h. 18:00
Prezzi: Martedì • Mercoledì I e II settore 20€, III settore 15€ - Venerdì • Sabato • Domenica I e II settore 26€, III settore 18€ -
Under 29 15€ valido per tutte le repliche (miglior posto disponibile al momento dell’acquisto)
Durata: 60 min.