«Nei momenti più vulnerabili, impariamo a essere forti». Intervista alla cantautrice CARRESE
- di Nicola GarofanoVetro (Rumore di zona / The Orchard), il nuovo singolo della giovane cantautrice CARRESE, mette in mostra il suo animo riflessivo e intimista ed entra nel mondo espressivo delle cantautrici anglosassone.
Roberta Carrese, in arte CARRESE, a 11 anni inizia a suonare la chitarra, che ancora oggi usa per comporre le sue canzoni. Nel 2015 partecipa alla terza edizione di The Voice of Italy nel team di Piero Pelù, ottenendo il secondo posto in finale, dopo il primo singolo uscito a gennaio scorso, Smart, è uscito il secondo, Vetro.
Parliamo del tuo nuovo singolo. Qual è la frase che più ti rappresenta in Vetro e perché?
«“Sei così fragile che potrei sfiorarti e ucciderti un po’. Ma tanto forte da tagliarmi a pezzetti, non te ne accorgi?” A volte nei momenti in cui siamo più vulnerabili, impariamo a essere forti. Attraverso una canzone sono riuscita a superare parte delle mie paure e a guardarle in maniera diversa. Credo che questa sia anche un po’ la fortuna di poter contare sulla musica, un’alleata fedele».
Esiste anche un videoclip che accompagna il brano?
«L’idea di un videoclip di “Vetro” purtroppo è stata abbandonata a causa delle restrizioni sul coronavirus».
Quanti brani hai già pronti? E come mai la scelta è caduta su Smart e Vetro come inizio di una nuova CARRESE?
«Ho diversi brani pronti voce e chitarra. Stiamo procedendo con la produzione e oltre a Marta Venturini, ringrazio Cristiana Della Vecchia e Francesco Fioravanti per aiutarmi con il progetto. Abbiamo deciso di partire da “Smart” perché era quella più definita e con un “piglio” più radiofonico. “Vetro” invece è stata una delle preferite di Marta sin da subito. Tornando indietro rifarei le stesse scelte».
Anticipazione sul tuo prossimo album? Hai già pensato al titolo?
«Per ora abbiamo deciso di procedere per singoli. L’idea di un album forse verrà dopo l’autunno. Ancora non ho pensato a un titolo, sarà bello potermici dedicare quando sarà il momento».
Quando è nato il germe della scrittura, già nell’adolescenza scrivevi e di cosa?
«Ho iniziato a scrivere “seriamente” le mie canzoni a fine 2017. C’è stato un momento in cui ho deciso che avrei continuato a fare musica solo se avessi saputo scrivermela da sola. È stato tutto molto spontaneo. È venuta fuori la prima canzone e di conseguenza le altre, come fossero state sempre chiuse dentro di me ad aspettarmi».
Ti senti insicura quando il lavoro è finito? Ti ritrovi a pensare: ‘è una buona canzone?’.
«Assolutamente sì. Sempre. Sono molto autocritica e quasi mai mi piacciono le cose che scrivo. In questo contano molto le persone che ho affianco, di cui mi fido, e che mi aiutano a tracciare una linea più definita quando io ho difficoltà a dare forma al tutto. Di base però sono felice del progetto che ho in mano. La voglia di migliorare e sperimentare cose nuove c’è sempre, ma tempo al tempo!».
Dai più importanza ai testi o alla musica?
«Dipende. Di base ciò che inizialmente mi porta dentro una canzone è la musica, il sound, e infatti preferisco la musica strumentale a quella cantata. Ma ovviamente i testi sono fondamentali quando si parla di cantautorato e in questo caso do assolutamente più importanza a questi che alla musica. Una canzone di De André è pura poesia con o senza musica».
Ho letto da qualche parte che ti consideri “la croce di te stessa”…
«Sì! Ho una croce tatuata sul petto e una volta dissi che serve per ricordarmi di essere più forte. Quasi sempre, quando le cose mi sembrano inaccessibili, è solo a causa delle insicurezze che mi porto addosso, come una croce, in senso assolutamente metaforico».
Ti sei laureata al DAMS in Cinema, Tv e Nuovi Media, questo significa che hai un’altra passione che potrebbe diventare un mestiere? Un mondo diverso dalla musica?
«Mi sono laureata al DAMS nel 2017 per concludere un percorso di studi che sicuramente può aiutarmi a percorrere una strada parallela alla musica, nel caso decidessi di farlo. Per ora mi concentro sulla mia carriera da “emergente” con l’obiettivo di fare della musica il mio unico lavoro».