«Mettermi ad allenarmi per fare un live, non me la sento proprio.» Intervista a Raffaella Carrà
- di Nicola GarofanoFoto di Nicola Garofano - Conferenza stampa Milano
È tornata, la nostra Raffa Nazionale con un bel regalo di Natale sotto l’albero per gli italiani: “Ogni volta che è Natale” (Sony Music), un album di canzoni natalizie, “da cantare e da ballare”assicura Raffaella. “Chi l’ha detto” è l’unico inedito firmato da Daniele Magro, accompagnato da un bellissimo videoclip per la regia di Gianluca Montesano, dove Raffaella Carrà appare alla tv o semplicemente dal display di un telefonino.
“Ogni volta che è Natale” raccoglie alcuni classici (e non solo) delle festività interpretate da Raffaella e, sarà disponibile in quattro edizioni speciali che racconta anche la carriera musicale dell’artista, con un considerevole repertorio di canzoni che hanno fatto la storia e la cultura del nostro Paese.
Com’è nata quest’idea di un album sulle canzoni di Natale?
«Non avevo nessuna intenzione di cantare più, però poi sono stata contattata dalla Sony, dicendomi tutti gli artisti hanno un album di Natale e tu non ce l'hai. Sono andata in vacanza, parliamo di un anno fa e ci ho messo un anno per pensarci e ho ascoltato circa settanta brani che mi hanno proposto e mi sono detta quasi, quasi lo si potrebbe fare, perché il repertorio c'è già. Ho chiesto un inedito, che Daniele Magro ha scritto, molto carino, secondo me, e, poi, per il resto mi sono molto divertita a fare quello che volevo. Mi hanno dato totale libertà e, quindi, attraverso questi arrangiamenti straordinari di Valeriano Chiaravalle abbiamo stravolto canzoni famosissime.»
Il videoclip “Chi l'ha detto” mostra immagini dell’amore che dura nel tempo, l’amore per l'amicizia, l’amore omosessuale… ha dato qualche idea per questo video?
«In questo video ho chiesto di avere nelle varie famiglie, una famiglia omosessuale perché è nel tempo, è nelle cose. La regia è di Gianluca Montesano e l’ha fatto in un modo delizioso, dolcissimo che è veramente emozionante. Nel video non dovevo proprio esserci, ma la Sony mi ha chiesto di stare in un televisore e in un telefonino, ma stare un po' indietro. È un Natale alla Carramba, perché sono tutte sorprese quando arriva papà Natale che apre queste scatole e, onestamente, mi sono emozionata anch'io e l'ho trovato molto, molto bello, semplice, elegante, che va bene con questa canzone che ha un filo d’ironia, perché dice “Il Natale è bello per chi ci crederà, per chi non ci crederà è lo stesso”.»
Che cosa ha pensato quando ha scoperto di essere un’icona gay?
«Ho cominciato a capire il mondo gay dalla prima Canzonissima (ndr 1970), perché ricevevo delle lettere da ragazzi che si volevano fare del male, qualcuno diceva mi voglio suicidare perché non mi capiscono in casa e, mi chiedevo: Cos'è questa storia? E ho cominciato pian piano a informarmi, inoltre, nello spettacolo molte persone che magari ti vestono o fanno parte del cast sono omosessuali, per cui ho sempre pensato, ma possibile che esista questo gap fra genitori e figli, amici, società, di fronte a delle creature per le quali provo una profonda tenerezza, ci saranno per carità anche quelli violenti, non dico che siano tutti meravigliosi, ma non ho mai capito questo modo di essere. Io lo sono diventata mio malgrado, non ho fatto nulla, l'unica cosa che ho fatto, siccome mi chiedono di andare a fare le sfilate per l'orgoglio gay, l'anno scorso sono andata a Madrid dove c'era la giornata mondiale dell'orgoglio gay, così li ho beccati tutti in una notte ed è finita lì.»
Che cosa rappresenta per lei il Natale?
«Io vorrei fare un augurio, non solo per questo Natale, per l'anno che viene e per tutti gli altri anni. Mi piacerebbe che si buttasse nel cestino il verbo litigare, non se ne può più perché la lite va a finire nella violenza e a pagarne, nella maggioranza dei casi, siamo noi donne. E, allora, invece di augurare buon anno, felicità… certo la felicità viene se c'è un dialogo, se c'è armonia e, quindi, auguro che gli uomini siano più comprensivi e che le donne siano così brave di contare fino a cento e non litigare, perché dopo, quando litigano, lui ha il sopravvento. E, soprattutto, auguro di avere un rifiuto totale all'ultimo appuntamento. Io non mi espongo tanto, non lo dico tante volte, anche perché non vado spesso in televisione, ma ho sempre detto, nelle poche volte che mi è capitato, che l'ultimo appuntamento sia quello più pericoloso.»
Ci sarà finalmente in Italia un live di Raffaella Carrà?
«Oh, mamma! Io ho un'età, non è che posso stare tutti i giorni a pensare a dei concerti, nel senso che io non sono una cantante pura, sono a show woman per cui tutti i concerti che io ho dato fino adesso, erano esplosivi, pieni di prese, danze e cambi di costume e cose tante diverse, ora mettermi ad allenarmi e andare a fare un live, non me la sento proprio.»
Quando è stata insignita a Roma della prestigiosa onorificenza della Spagna, Dama al Orden del merito Civil, c’è stata questa sorta di polemica dove lei diceva che la Spagna la tratta meglio di noi…
«Non è che la Spagna mi tratti meglio. Durante Pronto Raffaella avevo scoperto la Spagna che, secondo me, andava promossa perché gli italiani andassero a visitarla e quando ero in Spagna facevo il contrario, l'Italia non è solo sole, mandolino e pizza. Non ho mai sentito un italiano andare a visitare la Spagna, tornare e dire non mi è piaciuta. Scopri un popolo che, pur essendo fratelli, cugini chiamali come ti pare, non si conoscono abbastanza e ho fatto da tramite. Anche quando ho fatto per cinque anni Hola Raffaella in Spagna, dicevo venite in Italia, non c'è solo Roma, Firenze o Venezia ma abbiamo dei borghi, delle cittadine e dei posti dove si mangia benissimo, e così visitate le nostre opere d'arte e, quindi, mi hanno dato una prima onorificenza per questo ponte fra i due paesi e sono andata da Juan Carlos I.
Passa il tempo e, adesso a giugno, m’invitano all'ambasciata spagnola e il nuovo ambasciatore mi dice che in occasione dell’incontro sui cinquant’anni dal ’68, mi avrebbero dato un’onorificenza, siccome era un ambasciatore nuovo, gli dissi: “Guardi forse lei non lo sa, ma io una ce l'ho già.” e lui: “Lo so.” E chiedo: “Perché me ne volete dare un'altra?” e l’ambasciatore: “Perché questa è la più alta. Riguarda il suo lavoro al merito civile.” A quel punto mi sono veramente emozionata e mi è stata consegnata all’Auditorium della Musica di Roma e, prima di questo dibattito, gli italiani si sono più accorti dell'altra volta, perché andai io dal re, invece, questa volta è venuto l'ambasciatore a Roma e, quindi, gli italiani tutti sorpresi, ma perché? Perché… perché… ed io ho avuto una battuta con un giornalista simpaticissimo: “Perché per le istituzioni italiane sarò una milite ignota!” Con tutto il rispetto dei militi ignoti, era solo una battuta ironica ma fatta con rispetto e tutti si sono sorpresi. E, ho anche detto che, per me, il premio più importante, ed è vero, è che la gente mi voglia bene, anche se non mi vede in televisione. Io credo di avere un certo credito, una certa fiducia perché non ho mai tradito il pubblico, non ho mai tradito nessuno. Con Carramba hanno cercato di svelare chissà quali segreti, in realtà, era tutto vero, dall'inizio fino alla fine, perché io sono bolognese, nordica e non si sbaglia con me. Adesso mi dicono che c'è un mio collega scrittore che vuole farmi dare un premio, ma non sono mai stata raccomandata nella vita. Ora per me è uguale, se non mi danno il cavalierato di lavoro, difficile per me dire non m’importa niente anzi, ma non voglio essere raccomandata. Se non si sono accorti che io merito, dopo quasi cinquanta anni di televisione, una cosa di questo tipo, è uguale, non mi fregio di questo, ma mi fregio con un cuore pieno di persone che mi vogliono bene.»