Marco Armani un talento generoso a "Ora o mai più" - Intervista
- di Nicola GarofanoMarco Armani è chiaramente un talento generoso che ha fatto innamorare e sognare il pubblico negli anni ’80, con canzoni come: È la vita e Tu dimmi un cuore ce l’hai; liberando il fascino disinvolto per la profondità e il desiderio. Dopo questo suo ritorno di grande successo nella trasmissione “Ora o mai più”, in prima serata su rai1, Marco è a lavoro per un nuovo album da cantautore oramai maturo, infatti, il suo nuovo singolo, Non ho tempo, che presenterà alla finale di “Ora o mai più”, avrà un testo molto simbolico e molto profondo.
Un grande ritorno in una trasmissione di successo: Ora o mai più. Come stai vivendo questa esperienza?
«É un'esperienza straordinaria, fin dall'inizio c’è stata la volontà di partecipare a questa trasmissione, non solo per ritornare al grande pubblico e avere una buona visibilità che da tempo non avevo e anche un pretesto per lanciare il mio nuovo singolo scritto pochi mesi fa, che avevo intenzione di inciderlo e lo presenterò nell’ultima puntata.»
Eri piccolissimo quando avevi una band chiamata “Parsifal”. Era una cover band dei Pooh?
«Sì, io sono sempre stato un fan dei Pooh. Era il nostro gruppo di riferimento e andavamo spesso ai loro concerti, non ne perdevamo uno, andavamo a trovarli negli hotel dove alloggiavano, ci appostavamo per prendere soltanto un autografo su carta o cartolina, all'epoca non c'erano i cellulari e non si potevano fare i selfie. Sono sempre stati disponibili, soprattutto con noi ragazzini, avevano quattordici anni all'epoca e i Pooh ci consigliarono di andare a suonare per nulla, anche solo se ti pagano con pane e frittata.»
Come ti trovi con Red Canzian?
«Avere Red Canzian come coach è un'esperienza indimenticabile, siamo amici da tanti anni avendomi prodotto un disco nell’’85, l’album “Le cose che vanno lontano” che conteneva “Tu dimmi un cuore ce l'hai”. Non potevo avere coach migliore, non c'è stato l'imbarazzo di conoscersi, è scattata subito l’intesa di fare delle cose insieme che potessero essere nelle nostre corde. Ci siamo confrontati reciprocamente, anche se qualche volta, essendo due musicisti, abbiamo discusso sulla scelta e sulla distribuzione delle basi delle canzoni, tutte le nostre discussioni sono state sempre costruttive, mai distruttive.»
Hai scelto tu qualche canzone dei Pooh da cantare in trasmissione?
«Avevo proposto e poi scelta e la presenteremo nell'ultima puntata, ed è Pierre, di grande spessore sia di testo sia di musica. Sono stati tra i primi, quasi quarant’anni fa a parlare di omosessualità attraverso la musica, quindi, bisogna riconoscere che sono stati sempre pionieri in molte cose, sia nella scenografia sia nei temi e questo soprattutto alla splendida penna del compianto Valerio Negrini, che ha scritto dei capolavori della musica leggera italiana.»
Per il tuo singolo inedito “Non ho tempo” stavi girando un videoclip, l'hai finito?
«Il video è quasi finito, vanno apportate solo delle piccole correzioni e sarà messo online subito dopo la finale di Ora o mai più. Fare un video per me è una cosa talmente inedita, non ne ho mai girati prima, sia perché non c'è stata l'occasione e il pretesto giusto sia perché non ho mai creduto, fino in fondo, il divulgare una canzone attraverso un video, ho sempre creduto, fin dagli anni ’80, che le canzoni sono degli affreschi e vanno interpretate e immaginate e non spiegate con un videoclip. Mi rendo conto che i tempi sono cambiati e, oggi, un video è un mezzo importante per divulgare una nuova canzone e mi sono cimentato in questo videoclip e devo dire che mi sta piacendo l'idea e mi ha anche divertito.»
Hai scritto tu la sceneggiatura oppure ti sei affidato completamente al regista?
«Abbiamo concordato insieme al regista, Dario Acocella, una persona molto sensibile seppur abbastanza giovane, circa trentanove anni. Il testo è molto significativo, ispirato da un poema scritto da un grande poeta, narratore, musicologo brasiliano Mário de Andrade, vissuto nel secolo scorso e morto nella Seconda Guerra Mondiale, il quale mi ha colpito per la sua contemporaneità. Io ho estrapolato alcuni suoi versi rendendoli miei, li ho trovati di una modernità assoluta, un testo molto simbolico e molto profondo.»
Stai già registrando le canzoni del nuovo album?
«Siamo a metà strada, la pre-produzione è tutta pronta. Ci saranno dei duetti, delle belle sorprese con chi ha fatto parte della mia vita artistica negli anni passati, ossia Ron, Luca Carboni, che hanno collaborato con me attraverso i testi e, poi ci sarà anche la partecipazione di Red Canzian in “Tu dimmi un cuore ce l'hai”, e non escludo che ci possa essere un quarto duetto. Ci saranno altri tre o quattro inediti, oltre al singolo “Non ho tempo” e ci saranno delle canzoni del passato che ho riarrangiato in maniera non stravolgente. Infine, ci sarà una cover molto importante, sarà una grande sorpresa, una cover di Pino Daniele, pochi sanno che lui aveva scritto per me una canzone tanti anni fa.»
Quando uscirà quest’album?
«A fine settembre. Ci sono autori di testi importanti come Pasquale Panella, Enrico Ruggeri con cui ho scritto un'altra canzone a quattro mani. È un album bello corposo ci saranno anche dei brani totalmente scritti da me, musica e parole, come “Non ho tempo”.»
Parlami della tua collaborazione con Pasquale Panella che ritengo un folle genio…
«Una stima e un affetto che ci lega da vent'anni, con lui ho fatto ben tre album ed ho cominciato a collaborare con lui nell'’88, subito dopo il Festival di Sanremo. Ho voluto sperimentare attraverso il suo linguaggio, sicuramente diverso dal più tradizionale mio o di mio fratello Paolo, che ha collaborato nei primi successi della mia carriera. Collaborare con Pasquale è stato bellissimo, ma non facilissimo perché avendo una grossissima personalità, tende ad ammaliarti nella sua rete di sapienza e d’intelligenza. Lo trovo il più geniale autore di testi che sia mai esistito e, come tutti i geni, sei amato e anche odiato, non sempre si riescono a capire le sue trovate che sono il contrario del nonsense, molti lo hanno definito “il poeta del nonsense”, invece, secondo me, paradossalmente quello che lui scrive, ha un grandissimo senso e bisogna saperlo cogliere, quello sì. Bisogna avere non dico l'intelligenza, ma la sensibilità giusta di poter cogliere quello che lui scrive, se uno si mette con questa voglia di scoprire. Naturalmente se uno ascolta una canzone solo come sottofondo musicale, senza impegnarsi minimamente allora lui è il più difficile di tutti. Oggi, purtroppo la musica e le canzoni vengono ascoltate spesso in sottofondo, i giovani hanno come riferimento i rapper che vanno per la maggiore e che conoscono solo loro, conosciuti attraverso il web e si diffondono a macchia d'olio, rapper che appartengono alla generazione giovanilistica, dai 12-13 anni fino 20/22 anni. Io credo di appartenere a un'altra generazione e non ambisco a piacere ai giovanissimi che nemmeno sanno della mia esistenza. Mi sto accorgendo, però, attraverso i social, come Facebook o Instagram, che sto frequentando per curiosità e per adeguarmi al momento che si attraversa e mi sto accorgendo che dei trentenni si stanno avvicinando alla mia musica e questo è un buonissimo segno, significa che si sta allargando l'utenza dei fan.»
Stai programmando un tour estivo? Ci sono già delle date?
«Naturalmente mi sono attrezzato anche per questo, dopo tre anni di partecipazioni fugaci e solamente ospitate e non concerti, quest'anno riprendo a fare qualche data live con una band. Ci sono delle date ma tutte da confermare, naturalmente i fan saranno avvisati tramite i social.»