Music & Theater

L'insaziabile desiderio di verità. L’ "Edipo Re" di Andrea De Rosa a Pompei. Recensione.

In una notte di mezza estate, gli antichi Scavi di Pompei si sono trasformati in un palcoscenico di ineguagliabile suggestione per la rappresentazione di Edipo Re di Sofocle nella traduzione di Fabrizio Sinisi, sotto la direzione di Andrea De Rosa, nell’ambito del Pompeii Theatrum Mundi in scena fino a sabato 6 luglio. L’allestimento si avvale dell’intervento artistico di Graziella Pepe ai costumi, di Pasquale Mari alle luci e di G.U.P. Alcaro ai suoni, le scene sono di Daniele Spanò.
Al centro della rappresentazione, emerge con forza il tema della cecità, tanto fisica quanto metaforica. La domanda "Chi è il cieco? Che cosa non vuole vedere? E perché?" ha guidato De Rosa e il suo cast in una profonda esplorazione delle verità che spesso scegliamo di ignorare. Edipo, simbolo del sapere e della ricerca della verità, si scontra con l'impossibilità di accettare una realtà che, se vista in tutta la sua crudezza, può annientare.
Il desiderio della verità ad ogni costo è un impulso che può portare l'uomo alla rovina, una rappresentazione potente e senza tempo di questa ricerca inesorabile. Questa tragedia non è solo un racconto di gelosia, vendetta e omicidio, ma una profonda meditazione sulla natura umana e il suo rapporto con la verità.
Edipo, re di Tebe, incarna l'archetipo dell'uomo che desidera la verità ad ogni costo. Egli non è solo un sovrano, ma un cercatore di conoscenza, un individuo che rifiuta di vivere nell'ombra dell'ignoranza. La sua investigazione sull'omicidio di Laio, l'ex re, diventa un'indagine sulla sua stessa identità e destino. Edipo rappresenta l'insaziabile appetito per la verità che caratterizza l'essere umano, un desiderio che, se non temperato, può portare alla catastrofe.

                  
Il teatro classico, lungi dall'essere noioso, può raggiungere le vette dell'immediatezza emotiva che associamo ai drammi contemporanei. Edipo Re è una testimonianza di come una tragedia antica possa risuonare con la stessa intensità delle narrazioni moderne, siano esse su Netflix, Broadway o nei corridoi del potere politico. La rappresentazione diretta da Andrea De Rosa negli Scavi di Pompei ha saputo catturare questa essenza, portando in vita una storia vecchia di millenni con una freschezza e una vitalità sorprendenti.
Edipo consola il suo popolo e ha inviato l'oracolo di Apollo a Delfi per chiedere cosa possono fare per la loro sofferenza. La risposta arriva tramite il cognato Creonte, un eccellente Fabio Pasquini. L’assassino di Laio è da qualche parte in mezzo a loro, quindi devono scacciarlo.
Edipo lancia maledizioni sulla testa dello sconosciuto assassino e giura di trovarlo. Evoca il profeta cieco Tiresia, un bravissimo Roberto Latini, che parla per conto di Apollo, e lentamente porta alla luce la terribile verità. Tiresia all'inizio si rifiuta di parlare, ma, quando Edipo lo accusa dell'omicidio, si rivolge al re e gli dice che l'assassino è Edipo stesso. Paranoico che Tiresia sia la pedina di Creonte, Edipo se ne va furioso prima di poter sentire: Laio era il suo vero padre, quindi sposando la vedova di Laio, Giocasta, Edipo ha sposato sua madre.
Creonte affronta Edipo, arrabbiato perché Edipo ha accusato Creonte di complottare contro di lui. I due uomini litigano finché Giocasta non li separa. Quando sente cosa c'è che non va, assicura a Edipo che le profezie non hanno senso. Lei e Laio una volta ricevettero una profezia secondo cui il loro figlio avrebbe ucciso Laio e sposato sua madre, così assoldarono un pastore per portarlo sulle mointagne e ucciderlo. Nessuna profezia, ma Edipo sembra scioccato e confuso da quest'informazione. Una volta venuta fuori la verità, Giocasta, per la vergogna e l'umiliazione, si impicca.
L'interpretazione è cruda e stilizzata, un mondo di dei pagani feroci che giocano con gli umani come bambini con i loro giocattoli. La scenografia, dominata da una selva di fari teatrali, simbolizza la verità accecante di Apollo. Questa luce, che può tanto rivelare quanto distruggere, diventa il protagonista dello spazio scenico, creando un'atmosfera che è al contempo sacra e minacciosa. I pannelli dorati e trasparenti, strategicamente posizionati, catturano e riflettono la luce, simboleggiando tanto la rivelazione quanto la cecità autoimposta.
Marco Foschi, nel ruolo di Edipo, offre una performance imponente. La sua transizione da re benevolo e potente a uomo distrutto e cieco è epica. Edipo è un uomo che, nonostante creda nell'inevitabilità del destino, rifiuta di sottomettersi ad esso senza combattere. Il suo tragico difetto è il suo insaziabile desiderio di verità. Anche dopo aver ucciso suo padre e sposato sua madre, Edipo avrebbe potuto cambiare il suo destino semplicemente cessando di cercare risposte. Ma il suo bisogno di conoscenza è troppo forte, portandolo a scoprire una verità che lo annienterà. Giocasta di Frédérique Loliée è intensa, straordinaria, è una moglie maltrattata, una madre distrutta, una donna il cui cuore trabocca di amore per la sua gente. Ogni espressione del viso, lo sguardo nei suoi occhi, il linguaggio del corpo rigido e l'agitazione delle mani, comunicano stress, angoscia e una donna che è stata schiacciata dalle circostanze della vita, tutto questo trasmette la grande Loliée nella sua interpretazione, addolcita dal suo corpo sinuoso e dal tono della sua voce che emana emozioni forti e disperate.
Il coro, Francesca Cutolo e Francesca Della Monica, che rappresenta i cittadini di Tebe, aggiunge una dimensione collettiva alla tragedia. La loro illuminazione celestiale e i loro lamenti esprimono la sofferenza condivisa e l'urgenza esistenziale che pervade la città. Questo elemento sottolinea come la tragedia di Edipo non sia solo personale, ma collettiva, riflettendo le paure e le speranze di un'intera comunità.
La storia di Edipo solleva domande profonde sulla natura della verità e sulla nostra capacità di affrontarla. È meglio vivere nell'ignoranza, protetti dalla brutalità della realtà, o cercare la verità, nonostante il dolore che può portare? Edipo ci mostra che la verità, sebbene liberatrice, può essere insostenibile. La consapevolezza della propria colpevolezza e la devastazione che ne deriva rendono la verità un fardello insopportabile.
Edipo Re di Andrea De Rosa, nella sua rappresentazione negli Scavi di Pompei, è un'opera che risuona profondamente con la nostra condizione umana. Il desiderio della verità ad ogni costo, incarnato in Edipo, ci ricorda che la conoscenza può essere tanto illuminante quanto distruttiva. Questa tragedia ci invita a riflettere sul prezzo della verità e sulla nostra capacità di sopportarne il peso. In un mondo moderno che anela ancora agli oracoli e alle verità nascoste, Edipo Re rimane un monito potente e rilevante.