"Libertà" è il nuovo album di Rocco Hunt. Intervista
- di Nicola Di DioFoto di Riccardo Ambrosio
A 4 anni dall’ultimo album, Rocco Hunt torna con il nuovo disco di inediti “Libertà” (Sony Music Italy).
“Libertà” segna un grande ritorno alle origini del rapper, salendo di nuovo sul ring dell’urban italiano.
Rocco Hunt ci ha presentato il suo nuovo album e si è raccontato alle nostre pagine.
Il tuo ultimo album si chiama Libertà e prende il titolo da una canzone che vi è contenuta. Ma libertà da chi, da che cosa o è più semplicemente libertà di essere te stesso?
«Sì, l'ultima è sicuramente la motivazione più giusta. La libertà che ho cercato in questo album è proprio la libertà di essere me stesso, di ritornare un po' nel mio, di fare rap, di ritornare nel mondo urban, di riuscire a collaborare con altri artisti e credo sia un grande risultato e ne sono molto felice. Magari è anche la libertà di far uscire questo album, perché viene fuori dopo una lunga gestazione durata quattro anni di lavoro e la libertà è stata proprio quella di pubblicarlo».
Tra l'altro è un disco ricco di collaborazioni, come sono nate ed è stato difficile riuscire a riunire tutti questi artisti?
«Non è stato difficile, ma non è stato poi così facile. Ho collaborato anche con artisti che conoscevo umanamente e personalmente. L'amicizia ha facilitato tutto, quando c'è amicizia il risultato del lavoro viene da sé. Ho collaborato con persone con le quali esisteva già un rapporto pregresso».
Quest'album, per la maggior parte dei brani, è in lingua napoletana. Ho letto che, in un certo senso, temevi il ritorno al rap in lingua napoletana, perché magari qualcuno avrebbe potuto non capire le parole dei testi. Però se pensiamo ai rapper americani per esempio Eminem, Pitbull e Jay-Z, chi li ascolta magari non conosce l'inglese e non sanno che cosa, in realtà, stiano dicendo. La lingua napoletana è già di per se musicale...
«Sì, sicuramente il napoletano è la lingua che più mi rispecchia e mi rappresenta. Mi sono fatto conoscere al grande pubblico cantando in napoletano e, quindi, è questo che la gente si aspetta da me. Scrivo anche in italiano, per fortuna ho tutte e due le skills però per quest'album ho deciso di ritornare all'origine sia come sound che come lingua».
Esaminando, ad esempio, il testo della canzone Libertà, tu canti la “riduzione di corrente”, “sto cercando di migliorare me stesso”, fai riferimento ai tronisti che sono circondati da persone, ma in realtà sono tristi, dici “toglietemi le catene” e “siamo prototipi" e "schiavi legalizzati”. Racconti uno spaccato della società attuale dell'apparire e del volerci tutti schematizzati, è un tuo voler rompere questi schemi essendo te stesso?
«Sicuramente, anche gli schemi che vengono imposti alla mia generazione attraverso i prototipi che hai appena citato. Secondo me, bisogna essere liberi di essere se stessi, ogni personalità è speciale. Sembra che al giorno d'oggi vadano avanti solo le personalità più finte, sembra si punti all'essere trash. Sono soddisfatto di quest'album perché, finalmente, credo sia venuta fuori la mia arte attraverso la musica e i testi. Questa è la mia soddisfazione più grande».
Possiamo trovare un filo conduttore tra tutte le canzoni del tuo album o con ogni canzone tu vuoi comunicare un messaggio diverso?
«Tra tutte le canzoni esiste un collegamento, sono state scritte partendo dalla stessa base di pensiero ma, avendo avuto una gestazione lunga quattro anni, ogni canzone ha una tematica diversa. Ho abituato il mio pubblico a canzoni di protesta, di denuncia e di rappresentazione del sociale e in quest'album c'è molta denuncia sociale».
Qual è il tuo processo di scrittura di una canzone. Come nascono i testi delle tue canzoni?
«Dipende, non c'è uno schema fisso, a volte può nascere in studio, a volte anche da un produttore o da un mio momento d'intimità. A volte nasce prima il testo e poi la base o al contrario, prima la base e poi il testo, non c'è mai uno schema ben definito, è come viene. La musica è bella perché ti può prendere all'improvviso e poi hai bisogno di imprimerci le tue idee e i tuoi pensieri».
In "Non ci resta che piangere" Massimo Troisi, dopo aver cantato ad Amanda Sandrelli, Yesterday, dicendo che era una sua canzone continua: “Io le scrivo a volte anche per me poi dico: mah piacerà, non piacerà chi lo sa?” Tu per chi scrivi le tue canzoni?
«Le canzoni di questo album le ho scritte per me, nel senso che è un album molto intimo e molto autobiografico. Innanzitutto, scrivo con l'obiettivo che piacciano a me stesso poi per fortuna le canzoni stanno piacendo anche agli altri».
In tutti i tuoi album "Poeta Urbano", " 'A verità ", "SignorHunt" e anche in quest'album "Libertà" ci sono delle canzoni che durano circa 2 minuti, ci sono anche di quattro, però mi hanno incuriosito quelle canzoni da 2 minuti. A volte per comunicare e raccontare una storia e arrivare dritti a chi ti ascolta non servono molte parole?
«Io scrivo di getto, se mi viene da scrivere due minuti, è inutile aggiungere un altro ritornello o un'altra “pasta riscaldata”. Per l'ascolto delle canzoni, per la vastità di scelta e per il metodo di fruizione che è cambiato in questi anni, credo che i testi debbano essere più ad effetto che lunghi. Ci sono tracce anche da quattro minuti, però quelle da due minuti sono quelle più ad effetto e che, magari, la gente ascolta anche due volte e, quindi, arrivano di più. È una mia questione artistica, scrivo la prima strofa e il ritornello, poi la seconda e il ritornello e se ho già detto tutto e dura due minuti va bene anche così, è inutile aggiungere altro. Questo è anche un mio “marchio di fabbrica” che sto cercando di portare avanti. Le canzoni più ad effetto dell'album sono quelle che durano due minuti e mezzo».
Anche se ormai sono passati un po' di anni c'è ancora qualcuno che dice che il rap bisogna lasciarlo agli americani...
«Sono passati vent'anni e continuano a dirlo, è come dire la pizza lasciatela agli italiani però poi la fanno anche persone di altra nazionalità. Il rap è uno stile musicale è un modo di esprimersi attraverso la musica e non si può impedire ad una persona di esprimersi. Basta vedere le classifiche di oggi dominate da rapper e da trapper, chi dice di lasciare il rap agli americani è un po' un heater (ride) e dovrebbe aprire un po' la mente, anche perché il rap in America nasce da un disagio e da una difficoltà e, purtroppo, noi al sud, queste difficoltà le percepiamo sulla nostra pelle, quindi, il rap è il genere più diretto per parlare di questo tipo di problematiche».
A me piace abbinare la musica alla cucina e, quindi, ti chiedo se tu fossi un piatto che piatto saresti e perché?
«Secondo me io sono una pizza (ride), perché sono nazional popolare e di conseguenza piaccio un po' a tutti sia ai grandi sia ai piccoli».
Di seguito la tracklist e i protagonisti delle collaborazioni presenti nel disco:
- Mai Più feat. ACHILLE LAURO (prod. Boss Doms)
- Nun se ne va (prod. Takagi & Ketra)
- Ti Volevo Dedicare feat. J-AX & BOOMDABASH (prod. Zef)
- Maledetto Sud feat. CLEMENTINO (prod. Zef)
- Street Life (prod. Da Honorable C.N.O.T.E.)
- Nisciun’ feat. GEOLIER (prod. Nazo)
- Buonanotte Amò (prod. Nazo)
- Se tornerai feat. NEFFA (prod. Nazo)
- Discofunk (prod. Neffa)
- Nun me vuò bene cchiù (prod. 2nd Roof)
- Libertà (prod. Fabio Musta)
- Grande Bugia (prod. Nazo)
- Nun è giusto (prod. Nazo)
Bonus Track:
- Benvenuti in Italy (prod. Mace, co-prod. Zizzed)
- Cuore Rotto (Nfam’ version) feat. GEMITAIZ & SPERANZA (prod. 2nd Roof)
- Ngopp’ a Luna feat. NICOLA SICILIANO (prod. Nazo)