«L’estremo gesto di Pulcinella, per svegliare il proprio popolo dalla rassegnazione nella speranza di una rivoluzione». Intervista agli ‘A67
- di Nicola GarofanoFoto di Gaetano Massa
Naples calling (Full Heads / Distr. Believe/Audioglobe) è il nuovo album degli ‘A67, la band di Scampia, un problematico quartiere napoletano famoso per le Vele e il degrado, album che sarà presentato in un concerto evento con diversi ospiti il prossimo 7 marzo all’Ex OPG Occupato ‘Je so’ pazzo’ a Napoli.
Gli ‘A67, Daniele Sanzone, voce e testi, Enzo Cangiano, chitarre e Gianluca Ciccarelli, bassi, in quest'album di dodici tracce “politicamente ballabili e melodicamente scorrette”, con un suono internazionale e ricco di collaborazioni: Caparezza, Frankie Hi-Nrg Mc, Franco Ricciardi e vantano la produzione artistica di Massimo D’Ambra, produttore, arrangiatore, musicista, ingegnere del suono di pluriennale esperienza.
In Naples Calling, la title track, parlate del gesto estremo di Pulcinella, oramai sconfitto ma in quel gesto pensa di scuotere i cittadini, ma si ritrova, come nel video, solo soggetto a video e selfie con cellulare…
«Sì, un gesto estremo per attirare l’attenzione, per smuovere la coscienza dei napoletani».
Diverse collaborazioni e duetti, come Caparezza, Frankie Hi-Nrg Mc cosa vi accomuna e quanta amicizia c’è fra voi?
«Ci accomuna una visione del mondo, lo stesso sentire e un’amicizia e stima vera».
Le vostre intuizioni e osservazioni fanno molto parte dell'attrazione nell'ascoltare Naples Calling, come Brava Gente e Il Male minore. Scrivere vi arriva facilmente o la musa creativa vi visita sporadicamente?
«Scriviamo quando abbiamo qualcosa da dire, quindi, non sempre. Anzi, spesso preferiamo stare in silenzio ma quando l’urgenza ci prende allora le parole escono fuori come lava da un vulcano».
Nel dubbio scegliamo il male minore… pensate che l’Italia finalmente riuscirà a essere governata per aiutare veramente i cittadini?
«Purtroppo non ci sono grandi speranze all’orizzonte, visto anche lo scenario politico mondiale. Bisogna resistere e lottare per far sì che al governo arrivino persone capaci di occuparsi del paese e di conseguenza del suo popolo».
Ci sono diverse canzoni chiave in Naples Calling, tra cui anche “I colori” e mi chiedevo come sia arrivata quest’idea e cosa vi ha spinto a scriverne per farne canzone?
«L’idea è arrivata osservando la realtà, se ci si guarda intorno, si vedono tantissime cose che non vanno, ma, allo stesso tempo, c’è tanta gente che ogni giorno (R)esiste per costruire un futuro migliore e questa canzone è dedicata a loro, a tutte le persone che, da nord a sud, lottano per i propri diritti a beneficio della collettività investendo il proprio tempo e le proprie risorse».
Ai messaggi politici e sociali siete passati anche a parlare d’amore, in Naples Calling ci sono diverse canzoni d’amore. Chi di voi si è innamorato… e, purtroppo, lasciato?
«Un po’ tutti, l’amore viene e va come diceva il grande De Andrè…».
Al di là poi della domanda da gossip sull’amore, la canzone Viola riprende Catullo, cosa vi ha colpito di Catullo e quali forti emozioni suscitano i suoi versi fino a farne oggetto di canzone?
«Sono versi bellissimi che, nonostante i duemila anni di età, sono ancora freschi e attuali perché l’amore e la poesia non hanno tempo».
“Core e penzieri” è un grido d’amore molto intenso, com’è nata e a chi o cosa è rivolta e perché la scelta su Franco Ricciardi nel duettare?
«Core e penzieri parla di una storia iniziata contro tutti e tutto che alla fine è finita… una storia semplice come ce ne sono tante. La scelta di Franco è stata naturale, essendo un brano intenso, la sua voce era perfetta e poi ci piaceva riabbracciare musicalmente un fratello del nostro quartiere».
Chiude il disco una cover, Tuyo, qui è d’obbligo chiedere com’è caduta la scelta e perché?
«Beh, come tutti ci siamo innamorati della serie Netflix, Narcos, e della sigla del cantautore Rodrigo Amarante, che abbiamo avuto la fortuna di conoscere. Il brano ha gli stessi accordi di un classico napoletano, Passione, anche per questo è stato naturale pensarla in napoletano, ci siamo divertiti».
…alla fine cosa o chi Napoli chiama?
«Chiama se stessa attraverso la propria maschera, Pulcinella, per svegliare il proprio popolo dalla rassegnazione nella speranza di una rivoluzione».