La regina delle brigantesse dominerà il Natale a Napoli 2019. Intervista a Teresa De Sio
- di Nicola GarofanoSarà Teresa De Sio, la brigantessa, la regina del Natale a Napoli 2019, manifestazione intitolata Voglia ‘e turnà, come la sua storica canzone e terrà un live il 22 dicembre nel cortile del Convento di San Domenico Maggiore, dove canterà i suoi vecchi successi e, soprattutto, il suo nuovo album “Puro desiderio”. In questi giorni è uscito il secondo singolo estratto, la title track Puro Desiderio, una struggente quanto piccola gemma di armonia e parole, che parla dell’abbandono in amore che porta a ritornare bambini, accompagnata anche da un video animato realizzato da Michele Bernardi.
Nella title track “Puro desiderio” canti, Sono solo una bambina che ha perso il cielo. Qual è stato il tuo cielo e come lo vedi ora?
«La canzone nasce alla fine di un periodo della mia vita recente travagliato e burrascoso, in cui sono successe cose non tanto belle, ma personali non a livello lavorativo. Credo che, per ognuno di noi, quando abbiamo delle sofferenze, delle perdite, degli abbandoni, in qualche maniera ci troviamo ad essere come bambini. Come quando eravamo piccoli e avevamo paura di perdere i genitori, Che ci abbandonassero. Parla di un abbandono e dico che sono una bambina che ha perso il cielo, perché quello era il mio cielo in quel momento».
Adesso hai un'altra visione di quello che ti sta intorno, dopo queste dolorose perdite e abbandoni?
«Un po' tutto il disco è frutto di un cambiamento, dalla fine di un periodo negativo in cui il cielo è turbolento, se vogliamo rimanere in tema di metafora atmosferica. Adesso il cielo è diverso, anche mentre parliamo vedo dalla mia finestra, a Roma, un cielo turchese, sereno, con poche nuvole, quelle giuste».
Puro desiderio è accompagnato da un video…
«Lo si può trovare su qualsiasi piattaforma anche sul mio Instagram. Un video in animazione fatto da un grande animatore Michele Bernardi. L'ispirazione nasce dalla mia canzone e c'è un'idea di base che ho suggerito e che il regista ha sviluppato in maniera egregia e meravigliosa».
Sei sempre stata vicina alle voci fuori coro, ai deboli o a quelli “tenuti ai margini della festa”, come canti nella canzone in Certi angeli…
«É sempre bene ricordarsi di quelle persone che non hanno voce per raccontarsi da sole e che hanno sempre bisogno, ma hanno sempre avuto bisogno nella storia di qualcuno che parlasse per loro. Una volta questi diseredati, queste persone fuori dal coro erano meno visibili, oggi, purtroppo, sono diventate più visibili, perché la forbice sociale si è talmente allargata, c'è una grande differenza tra chi è dentro e chi è fuori, chi può e chi non può, e, quindi, tanti ne vediamo. Anche in questa città dove vivo, Roma, vedo tanti diseredati, come non ce n'erano dieci anni fa, era inimmaginabile solo pensarne esistessero, adesso sono sotto gli occhi di tutti, ma spesso sono sotto gli occhi di chi guarda altrove».
Parliamo della collaborazione di Ghemon. Che cosa ti ha colpito di lui per poi collaborare?
«La bravura, l'intelligenza, è un ragazzo che ha una grandissima sensibilità e, poi, la bellezza della voce. Con lui ci siamo incontrati e conosciuti al Primo Maggio di Taranto dell'anno scorso ed è stato subito un forte riconoscersi reciprocamente, ma dal punto di vista umano, non tanto musicale, anche se poi ho apprezzato la sua bravura e lui mi ha detto che la mia musica è stata qualcosa di seminale per lui. Da questo è nata un'amicizia e da essa è nata questa canzone, In un soffio di vento. Questa scelta di fare un pezzo con Ghemon, non fa assolutamente parte della wave contemporanea, di questo genere di accoppiamento, perché, per la prima volta, ho fatto un pezzo riveduto in chiave hip hop nel ‘95 insieme a Speaker Cenzou, uno dei primi rapper napoletani».
In Sarebbe bellissimo non so se parli di rimorsi o di rimpianti, non ho capito bene che cosa vuoi intendere…
«È giusto che tu non abbia capito bene, perché sei tu che devi decidere. Noi abbiamo spesso dei rimpianti e spesso dei rimorsi, ma essi sono assolutamente inutili, perché le cose non si possono cambiare e avere rimpianti è un po' da stupidi. Quello che voglio dire in questa canzone è che l'autista deve essere l'amore, sempre. Chi guida deve essere l'amore, inteso in tutti i sensi e che, alcune cose del nostro passato, vanno buttate via e altre, invece, vanno tenute, comprendere la trama del setaccio».
Anche se poi oggi l'amore è malato, dato dalla violenza sulle donne, violenze verbali come il bullismo, un amore che quasi non esiste o si intravede…
«Mamma mia che brutta cosa. È un periodo in cui vince il male sul bene e che cosa vuoi che ne pensi: Ah, che gioia? Ovviamente è una cosa terribile, frutto di questi tempi in cui sono stati negati i valori arcaici, quelli primordiali dell'essere umano e l'amore è sicuramente un valore primordiale. Penso che l'amore sia sempre esistito, anche perché dicono che sia la base della continuazione della specie, se siamo arrivati fin qui, vuol dire che alcuni si sono amati. Certamente è un periodo in cui siamo tutti quanti un po' schiavi dell'apparire anziché dell'essere, una frase fatta ma è così, ora è fatta da me».
Sei stata anche un attivista attraverso le tue canzoni, sei denominata la “Brigantessa”, ma la canzone può cambiare lo stato delle cose?
«Sinceramente ho riflettuto tanto su questo argomento, credo che la canzone, la musica e l'arte in genere non possono cambiare il mondo, ma credo altresì laddove manca l’arte, la bellezza, laddove la bellezza non viene prodotta e non è reale, non è sincera, non è vera bellezza e vera arte, lì, in quei luoghi, si crea un vuoto che, inevitabilmente, viene colmato dalla violenza».
La canzone “Il pane della domenica” ha qualcosa di sacralità, che cosa pensi del sacro, ti sei avvicinata a qualche religione?
«Ho un grande rispetto per la sacralità delle cose, non sempre queste cose sono gli oggetti che la religione ci propone, però ho un grande rispetto per la sacralità e per la spiritualità che non significa religione, ma significa tensione verso l'alto. Credo che la tensione verso l'alto sia uno dei modi del desiderare che l’umanità possiede. Tutto ciò di cui stiamo parlando sul disco è sul desiderio e la tensione verso l'alto e la spiritualità è una necessità, alcuni la plasmano e la incasellano in una religione che, sia la nostra o quella di altri, non ha importanza sono, comunque, dei manuali di comportamento, altri invece la lasciano più spazio intorno, le mettono meno tettoie ed è quella la spiritualità che m’interessa di più. E, l’arte avvicina la spiritualità».
Seguirà un tour? Che cosa stai preparando? O cosa succederà nell’immediato futuro?
«Succederanno tante cose, intanto il Comune di Napoli ha deciso di intitolare tutti gli eventi del Natale a Napoli con il titolo di una mia canzone, Voglia 'e turnà, e di ciò sono molto orgogliosa e molto contenta, anche perché il Natale è il momento in cui chi sta lontano vuole tornare, vuole riappropriarsi degli affetti, di vedere luoghi e anche ritornare nelle radici. Durante queste celebrazioni, terrò un concerto nel chiostro di San Domenico Maggiore a Napoli, dove suonerò tutto il disco “Puro desiderio”, ma naturalmente anche Voglio ‘e turnà e altri miei successi. Dalla tappa iniziale di Napoli, il tour proseguirà dopo pochi giorni, il 9 gennaio da Bologna, dal teatro di Bibiena a Sant'Agata Bolognese e poi andremo avanti. Nel frattempo, sto scrivendo il mio terzo romanzo, con grande fatica, perché il terzo è più difficile del secondo, non è vero come diceva Troisi che il secondo è più difficile, vorrei fare direttamente il quarto. Sto anche lavorando a un soggetto per una graphic novel, ed è la mia prima esperienza in quel mondo e mi ci sto dedicando con passione».
Hai già individuato il disegnatore?
«No, sto scrivendo il soggetto e quando avrò finito, insieme a Luca Scornaienchi, il direttore del Museo del Fumetto di Cosenza, sceglieremo uno sceneggiatore e un disegnatore. Speriamo di finirlo in tempo per il Salone del libro di Torino».