Music & Theater

"La Fiducia" è l'ultimo inedito di Daniele Stefani. Intervista.

La Fiducia è il nuovo album di Daniele Stefani che  uscirà il 7 giugno, già in preorder su iTunes dal 24 maggio e segna un importante ritorno artistico con il produttore storico Giuliano Boursier con cui ha condiviso i primi successi.

Daniele Stefani ci ha presentato le sue canzoni e si è raccontato alle nostre pagine.

Jean-Paul Sartre disse che "la fiducia si guadagna goccia a goccia ma si perde a litri". Il tuo ultimo inedito si chiama appunto "La Fiducia", cosa ti ha ispirato la scrittura di questo brano, l'aver ritrovato o l'aver perso la fiducia in qualcuno?

«Questa citazione è meravigliosa. É una cosa bellissima quello che dici, perchè La Fiducia è nata come conseguenza alla diffidenza. Sono tornato dopo circa due anni e mezzo vissuti fuori dall'Italia, in Cile in particolare, dove stando da solo, lontano da casa, dalle persone più vicine, più importanti, e, nonostante l'esperienza artistica cilena sia stata meravigliosa, ovviamente,maquando sei dall'altra parte del mondo, da solo, in un paese che non conosci, la diffidenza bussa alla tua porta. I rapporti vanno consolidati in qualche modo e,,quando sono tornato, questa diffidenza era aumentata e mi sono reso conto che è stato un processo evolutivo interiore che mi ha fatto rendere conto che la fiducia è un valore fondamentalmente della vita.  Se tu dai fiducia, ricevi fiducia e la canzone è uscita di getto. Non ho pensato all'argomento fiducia, ma è uscita una canzone in cinqueminuti e dopo una lunga pausa creativa, perché era circa un anno che non scrivevo canzoni intere, quando è uscita, mi sono reso conto di aver scritto qualcosa quantomeno di diverso. Dopo ho capito che era un brano importante, perché effettivamente ci sono delle emozionalità forti per cui è stato un processo umano oltre che artistico e non poteva che essere questo il titolo dell'album, perché rappresenta tutto il mio percorso e credo il percorso di tutte le persone che vivono una vita “normale”. I rapporti con le persone, in generale, sono sempre gli stessi per tutti al di là del mestiere che fai. Le persone sono persone, quindi, gli incontri tra persone, culture, razze e popoli sono cose che si vivono nella vita».

Il featuring con Paolo Ruffini com'è nato?

«Paolo mi è stato presentato da un amico comune, siamo andati a vedere lo spettacolo Up and Down che mi ha colpito moltissimo, sia per la bellezza delle due ore che passi spensieratamente e sia, soprattutto, per come affronta il tema della disabilità, il modo di lavorare con ragazzi affetti dalla sindrome di Down in maniera anche se vuoi un po' non politically corret, cioè lui affronta il tema ridendo e scherzando con loro e questo mi ha colpito immensamente. Ci siamo conosciuti, abbracciati e gli ho fatto sentire il pezzo e così abbiamo presentato il brano a Sanremo. Purtroppo non è andato, in questo caso, per una serie di meccanismi  che abbiamo visto poi durante il Festival, e da li siamo andati avanti. É nata una bella amicizia basata sui valori dell vita, sulla fiducia stessa, una condivisione di emozioni. In quel punto della canzone c'era inizialmente una parte strumentale, mi piaceva l'idea di inserire un recitato e, quindi, Paolo era la persona perfetta perché ha quella sensibilità che dimostra quotidianamente nei confronti di certe tematiche».

La canzone è accompaganta da un video nel quale c'è Giusy Versace...

«Giusy è la protagonista del video, per me è una sorella, la conosco da oltre quindici anni e abbiamo fatto tantissime cose insieme e non poteva che essere lei in questo video a rappresentare la fiducia. Su lei credo ci sia poco da dire, se non che la sua esperienza di vita, da una tragedia rinascere e diventare un'atleta paralimpica vincendo campionati. É una dimostrazione di quanto la fiducia nei confronti della vita sia importante».

Fiducia non solo nei confronti della vita, ma fiducia anche se stessi, a volte si perde la fiducia in se stessi e perderla, vuol dire non avere più fiducia in niente...

«Assolutamente, è proprio un inno alla fiducia a 360° in tutti i rapporti della vita, con la vita stessa nel lavoro, nell'amore, nell'amicizia, nei rapporti sociali, nei fatti stessi della vita. A tutti capitano momenti alti e bassi, l'importante è con fiducia non mollare mai. Anch'io quando sono giù, mi capita poi di incontrare persone come Giusy che vivono situazioni più complesse della mia, mi rendo conto che la fiducia è fondamentalmente è un do ut des,  tu dai fiducia e ricevi fiducia».

Se non hai fiucia in te stesso, non la trasmetti e quindi non la ricevi...

«Sì, perchè chiudi una porta e, quindi, chi sta dall'altra parte non gli viene istitntivo aprire la sua se tu stai già con la porta chiusa». 

La Fiducia arriva dopo due altri inediti, Italiani e Generazione Trentenni. Il trentenne di oggi che cosa vuole, vuole realizzarsi, vuole trovare un equilibrio o vuole osare per vivere la vita? Mi viene in mente una parte di una canzone dei Beatles “We can work it out” quando loro cantano "Life is very short and there's no time.... (La vita è troppo breve e non c'è tempo) loro poi cantano "for fussing and fighting" (per agitarsi e litigare). Il trentenne vuole vivere, ma vuole vivere Social o sociale?

«Questa è un'altra bellissima domanda, il trentenne hai detto bene, vuole  vivere. La difficoltà maggiore che incontra oggi è quella di non avere una concreta prospettiva per il futuro, c'è un po' di precarietà in generale. In Generazione Trentenni ho toccato con ironia e cinismo determinate tematiche che ho affrontato per la prima volta. Dopo tanti anni cresci e vivi. Secondo me in primis l'autorealizzazione, ma non intesa come affermazione lavorativa, successo e soldi, proprio l'autorealizzazione di vita, poter avere quantomeno le basi per costuirsi un futuro, una famiglia per chi la vuole. Avere comunque un po' meno precarietà e un pò più possibiltà. Oggi viviamo in un mondo che è troppo social e poco sociale. Oggi gli abbracci sono come  trovare un tesoro».

Parafrasando, invece, il titolo di un tuo brano gli “Italiani” chi sono, o meglio, chi siamo?

«La canzone è nata dall'esperienza da italiano all'estero che cambia radicalmente la tua prospettiva di italiano. Quando sei nel tuo paese, tendi a vedere più i difetti che i pregi, quando, invece, esci dal tuo paese ti rendi conto che di pregi ne abbiamo parecchi e siamo un popolo comunque molto amato. Amato per l’arte, per la creatività e  per il nostro charme, perchè comunque abbiamo un modo di fare che è riconoscibile, nel bene e nel male, ma comunque qualcosa che ci distingue dagli altri. Quando sono stato in Latino America, in Polonia, in Canada, negli Stati Uniti, in Tunisia, in paesi completamente diversi, mi sono reso conto che, nel momento in cui ti presenti e dici di essere italiano, c'è un atteggiamento di amore e simpatia. In Italia abbiamo molte eccellenze, dalla musica all’arte, alla cucina alla moda. Da qui è nata l’esigenza di tornare con questo primo singolo, perchè un cantautore come me è giusto raccontasse la sua esperienza».

Puoi darci qualche anticipazione sul tuo prossimo album?

«L’album esce il 7 giugno, ma è in preorder su iTunes dal 24 maggio e segna un importante ritorno artistico con il mio produttore storico Giuliano Boursier con cui ho condiviso i primi successi. È un ritorno a casa anche in questo senso. Quando sono tornato in Italia non avevo pensato di pubblicare un album, poi ho incontrato lui che ha sentito dei miei lavori e mi ha detto che, essendo un cantautore, avrei dovuto tirare fuori le cose che avevo dentro e siamo tornati a lavorare insieme dopo molti anni. Il mio album non è un concept album, ma è un album che racconta un periodo di vita. Tra le tracce dell’album trovi dei quadri emozionali che rappresentano il mio vissuto. L’album ha 10 tracce di cui 8 inediti e due remake che sono "Chiaraluna" e "Un Giorno d’Amore". "Chiaraluna" è in una versione più elettronica che, probabilmente, diventerà uno dei singoli del Latino America e "Un Giorno d’Amore" è in versione totalmente acustica con chitarra con l’auto-tune che era il marchio di fabbrica del 2002 della canzone, se vuoi, siamo stati dei precursori da quel punto di vista. Non è nato come un concept album, ma tra le canzoni c’è un filo conduttore, ad esempio, "Italiani" che rappresenta la mia esperienza all’estero e il mio ritorno, "La Fiducia" che nasce dall’esperienza di tanto tempo fuori e dall’essere stato più diffidente. "L’attesa" e "Il Falso" che sono due brani che raccontano sicuramente dei quadri emozionali specifici di una persona che ha vissuto quello che ho vissuto io. Poi non racconto sempre le mie storie, però è inevitabile che attingo dal mio vissuto diretto e indiretto e poi c’è un brano dedicato a mio padre, da un punto di vista diverso da quello che di solito si ascolta nei confronti di un padre. Si parla sempre di padri assenti, in questo caso, il brano si chiama "Nella mia assenza" e sono io ad essere assente, racconto la presenza di un padre nonostante la distanza geografica per molto tempo perché io me ne sono andato e per una famiglia sapere che tuo figlio se ne va dall'altra parte del mondo, da solo, è un grosso segno di fiducia».

A me piace abbinare la musica alla cucina e, quindi, ti chiedo, se tu fossi un piatto che piatto saresti e perchè?

«Partiamo dal fatto che io sono un buongustaio e mi piace mangiare (ride). Io mi sento il piatto che mangio sempre più volentieri, la pasta. Io sono un piatto di pasta perchè ci sono i sapori dell’italianità che mi contraddistinguono anche nella parte artistica. Mi sento profondamente italiano e ne sono fiero, non so se dirti al pomodoro, alla norma piuttosto che al pesto, diciamo qualsiasi tipo di pasta. Quando io mangio un piatto di pasta sono un uomo felice (ride)».