"In Nome Del Padre" di Mario Perrotta al Piccolo Bellini fino al 9 febbraio. Recensione
- di Maria Battaglia“Il nostro tempo è il tempo del tramonto dei padri” Massimo Recalcati
Dopo il debutto nazionale al Piccolo Teatro di Milano nel dicembre2018, il Teatro Piccolo Bellini ospita fino al 9 febbraio In nome del padre, uno spettacolo scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta con la collaborazione drammaturgica del noto psicoanalista Massimo Recalcati che alle relazioni familiari ha dedicato gran parte dei suoi lavori tra i quali ricordiamo: Il complesso di Telemaco, Il segreto del figlio, Cosa resta del padre?
Mario Perrotta spiega:«Un padre. Uno e trino. Niente di trascendentale: nel corpo di un solo attore tre padri diversissimi tra loro per estrazione sociale, provenienza geografica, condizione lavorativa. Sulla scena li sorprendiamo ridicoli, in piena crisi di fronte al mestiere più difficile del mondo: essere un padre. I figli adolescenti sono gli interlocutori disconnessi di altrettanti dialoghi mancati, l’orizzonte comune dei tre padri che, a forza di sbattere i denti sullo stesso muro, si ritrovano nudi, con le labbra rotte ,circondati dal silenzio. E forse proprio nel silenzio potranno trovare cittadinanza le ragioni dei figli». E Massimo Recalcati afferma: «Il nostro tempo è il tempo del tramonto dei padri. Ogni esercizio di autorità è vissuto con sospetto e bandito come sopruso ingiustificato. I padri smarriti si confondono con i figli: giocano agli stessi giochi, parlano lo stesso linguaggio, si vestono allo stesso modo. La differenza simbolica tra le generazioni collassa».
Da un po’ di tempo a questa parte la famiglia è al centro di spettacoli, film, romanzi, fiction televisive e ci si interroga sempre più spesso sul ruolo dei genitori nell’educazione dei figli dal momento che l’istituzione scuola, altro ente formativo delle nuove generazioni, è allo sbando.
La figura paterna, spesso schiacciata da quella materna altrettanto importante ed insostituibile, è stata oggi rivalutata ed è oggetto di studi approfonditi in quanto legata al ruolo diverso che i maschi assumono o dovrebbero assumere nella società attuale.
Se da un lato la genitorialità paterna è affermata con vigore, dall’altro assistiamo ad una fuga dei padri nell’educazione della prole per diversi motivi. In primis il noto complesso di Peter Pan che vede gli uomini scappare per immaturità di fronte alle responsabilità familiari, per il numero crescente di famiglie allargate dove si riducono i modi e i tempi dello stare insieme ai figli, per una diversa percezione del ruolo dei padri all’interno del nucleo familiare che li vorrebbe più partecipi e consapevoli.
Il problema diventa quasi insormontabile per i padri e non solo, nel periodo dell’adolescenza, un’età ingrata, quando i figli vedono nei genitori l’oggetto della loro contestazione verso un’autorità precostituita e la presa di coscienza del salto generazionale.
Lo spettacolo di MarioPerrotta parte da queste riflessioni e cerca di venirne a capo mettendo in scena le ansie, i dubbi, le difficoltà di tre padri diversi alle prese con i loro figli.
In uno sgangherato e babelico condominio si intrecciano le vite di tre padri molto diversi tra loro. Il primo è un giornalista e letterato siciliano, padre di Virgilio perfetto hikikomori ovvero un ragazzo che ha scelto di ritirarsi dalla vita sociale per proteggersi dal giudizio del mondo esterno. Il secondo padre è un operaio metalmeccanico veneto il cui figlio Alessandro si vergogna di lui. Il terzo è un commerciante napoletano, padre di Giada che teme le probabili attenzioni sessuali paterne verso se stessa e le sue amiche.
In scena tre manichini, realizzati dallo stesso Perrotta: un Pensatore, un Galata morente ed un Discobolo , alter ego simbolici dell’immobilità affettiva dei padri rappresentati.
In scena i figli sono solo evocati ma il pubblico ne avverte l’incombente presenza destabilizzante nella vita dei genitori che non riescono ad instaurare con loro un dialogo, improntato alla fiducia e alla stima reciproche.
L’abilità di Perrotta attore consiste nell’assumere l’identità dei tre padri in questione cambiando registro interpretativo con ricorso a toni e accenti dialettali. Gli basta sostituire una giacca o un giubbotto per assumerne la personalità in un gioco teatrale magico dove il trucco c’è e ci si compiace di averlo svelato al pubblico presente in sala.
L’abilità di Perrotta autore e regista sta nel far vivere agli spettatori il dramma dei padri e nel suscitare domande e riflessioni su temi tanto importanti e delicati.
Non è semplice porsi in relazione e in ascolto dell’altro, diverso da sé. Bisogna rispettarne i tempi e saper attendere in una dimensione di sospensione da qualsiasi giudizio affrettato, proprio dello psicoanalista con i suoi pazienti. Le parole, i gesti, le emozioni, gli esempi che diamo e daremo ai nostri figli costituiranno le basi del nostro rapporto con loro. É questo il messaggio che lo spettacolo vuole veicolare, da ri-vedere per i numerosi consensi di pubblico e di critica.
Lo spettacolo sarà replicato nelle seguenti città e teatri:
11 febbraio Santo Stino di Livenza (VE) Teatro Romano Pascutto
12 febbraio Monfalcone (GO) Teatro Comunale
20 febbraio Bergamo Teatro Sociale
27 febbraio Novara Teatro Nuovo Faraggiana
28 febbraio Mira (VE) Teatro Villa dei Leoni
29 febbraio Fontanellato (PR) Teatro Comunale
06 marzo Pinerolo (TO) Teatro Sociale
07 marzo Cuneo Teatro Toselli
08 marzo Moncalvo (AT) Teatro Civico
18 marzo Ravenna Teatro Comunale Dante Alighieri
19 marzo Firenze Teatro Puccini
26 marzo Udine Teatro Palamostre