Il sogno che si avvera di Benedetto Casillo: Così parlò Bellavista al Teatro San Carlo. Intervista
- di Nicola GarofanoPer Benedetto Casillo non è sempre stato facile realizzare il sogno di portare in scena “Così parlò Bellavista”, film per la regia di Luciano De Crescenzo che ebbe un grande successo, due David di Donatello e due Nastro d’argento, tratto dal libro dello stesso De Crescenzo.
A distanza di tempo il sogno si avvera grazie al produttore Alessandro Siani e all’onere della regia e di interpretare il professor Bellavista di Geppy Gleijeses, con il faticoso riadattamento dalla sceneggiatura del film e prendendo qualcosa dal libro. Lo spettacolo debutterà il 26 settembre al Teatro San Carlo di Napoli, occasione per festeggiare anche i 90 anni di Luciano De Crescenzo. Benedetto Casillo sarà l’unico ad avere il personaggio che interpretò nel film, Salvatore, il vice sostituto portiere.
Casillo è un’elevata personalità artistica teatrale e cinematografica, non solo perché esalta nelle sue commedie la tradizione napoletana. I suoi inizi si riconducono al famoso duo comico i Sadici Piangenti insieme al compianto Renato Rutigliano, poi arrivano i tre film con De Crescenzo e da lì parte una grande carriera di cinquant’anni.
Dopo Così parlò Bellavista, Benedetto Casillo sarà impegnato con la sua compagnia teatrale al Sannazaro di Napoli, dall'1 Marzo 2019, con la piéce Don Felice Sciosciammocca e l’elisir d’amore, liberamente tratta da “Les dragèe d’Hercules” di Maurice Hennequin. Un’opera che può considerarsi a tutti gli effetti originale per gli spunti inediti e i guizzi di fantasia propri dell’attore napoletano.
Ha lottato tanto per portare a teatro la storia del professor Bellavista…
«Si realizza un sogno grazie ad Alessandro Siani e a Geppy Gleijeses, mi è testimone
Paola la figlia di De Crescenzo di tutto quello che abbiamo passato io, lei, il marito Raffaele e Patrizia Capuano per fare quest'operazione. Abbiamo bussato a tante porte e, devo dire la verità, le abbiamo trovate tutte chiuse, ci hanno tirato annanze, ci hanno tirato adereto, sono passati gli anni dietro questa gioia e quando tutto sembrava si fosse perso, una sera è successo tutto questo. Fortunatamente questo sogno si è avverato e pensare a tutte quelle serate che abbiamo trascorso con Luciano dove ci riunivamo: “E allora ragazzi, domani faremo questo, facciamo quello”, ci hai insegnato le cose senza mai disprezzare i consigli e gli incontri, mai. C'è stato sempre a sentire e adesso, ogni sera, rivivo quelle emozioni, rivedo le cose belle e penso anche a tanti amici che, purtroppo, non ci sono più e ne sono tantissimi. Ringrazio Alessandro e Geppy e al San Carlo, che dopo 50 anni di carriera, sono sempre passato davanti e sarà la prima volta calcherò queste tavole.»
Parliamo del suo personaggio che ritorna in Così parlò Bellavista a teatro come lo vivrà?
«Ritorna perché aveva la possibilità di un ritorno perché l'età me lo consentiva ancora. Ritorno a essere il vice sostituto portiere, purtroppo, dopo 34 anni non ho avuto nessuno scatto di aumento, né di pensione né di altro. Scherzi a parte, è una situazione molto bella, delicata ed emozionante, ogni scena che proviamo mi riporta alla mente, inevitabilmente, colleghi di lavoro, emozioni, situazioni, per me è un impegno del tutto particolare, anzi un doppio impegno sia attuale sia come ricordo di qualche cosa di straordinario.»
Non è stata apportata nessuna variazione alla sceneggiatura del film?
«Io sono l'unico personaggio del film, poi c'è Geppy che nel film faceva il giovane genero di Bellavista, e oggi interpreta il professor Bellavista in una maniera straordinaria, gli altri sono tutti nuovi. Geppy Gleijeses ha lavorato con maestria alla trasposizione dal cinema al teatro e chiaramente c’è una collocazione artistica e tecnica assolutamente diversa, una cosa è fare degli stacchi, dei primi piani e altro e un'altra cosa è portare tutto in scena. Speriamo e crediamo che il risultato possa essere assolutamente lo stesso di grande coinvolgimento e di grandi emozioni.»
Che cosa sta apportando di suo a questa commedia?
«Io sono molto ligio al mio ruolo, in questo caso sono un attore, un interprete, se non interprete e Geppy con tutti è molto disponibile, lui ci dà gli insegnamenti e noi qualche volta diamo qualche nostro consiglio. Lui è sempre disponibile ad accettarlo.»
Qual sono i suoi progetti dopo questo spettacolo? Un film, un altro spettacolo teatrale….
«Diciamo che per scaramanzia potrebbe esserci un film a breve tempo, poi a marzo ritorno con la mia compagnia al teatro Sannazaro nella sezione della tradizione con un testo francese che io ho trascritto “Don Felice Sciosciammocca e l'elisir d'amore”.»
Si ritorna ancora con vecchi personaggi, sono ancora amati dal pubblico?
«Guai se non ci fosse quest’impegno di rinnovare la nostra tradizione, innanzitutto, di riproporla e poi, perché no? anche di rinnovarla, perché ci sono dei lavori, degli autori, purtroppo, ahimé, sconosciuti, non conosciuti, non riconosciuti e qualcuno deve prendersi l'impegno, l'onere e l'onore di portare avanti la nostra tradizione e credo sia fondamentale. E Poi è molto bello vedere come anche le nuove generazioni si divertono e apprezzano una comicità fatta in una maniera pulita, ingenua, senza effetti speciali e senza volgarità.»
…soprattutto senza volgarità, perché la comicità volgare è scadente e denigrante…
«Credo sia uno dei “peccati” della nostra epoca, soprattutto nel teatro che deve essere sinonimo di cultura perché forse la parola è grossa, anzi perché non usare proprio questo termine per la comicità di cultura, di insegnamento di vita.»
Io la ricordo con la grande comicità dei Sadici piangenti…
«Io sono legato a tutto quello che ho fatto. Le tappe fondamentali della mia carriera sono sicuramente i film di Luciano De Crescenzo, prima i Sadici Piangenti e poi l'incontro con il teatro contemporaneo, in modo particolare, con Enzo Moscato e Pierpaolo Sepe.»