Francesco Di Leva è Muhammad Ali al Teatro Nuovo di Napoli
- di Nicola GarofanoAl teatro Nuovo di Napoli fino a domani, domenica 28 ottobre, Muhammad Ali, per la regia di Pino Carbone, la drammaturgia di Linda Dalisi e nei panni del celebre pugile statunitense Cassius Marcellus Clay Jr., l’attore Francesco Di Leva.
Basato su ricerche e interviste, la messa in scena dell'opera teatrale è nata da un'idea del regista Pino Carbone e Francesco Di Leva, ed è proprio la passione dell’attore partenopeo per Muhammad Ali che è nato lo spettacolo e con cui Di Leva ha anche imparato a conoscere nuovi aspetti dell'ex personaggio del campione dei pesi massimi.
Lo spettacolo inizia con una preghiera islamica e dalla platea sale sul palco Francesco Di Leva con guantoni e pantaloncini bianchi da boxeur e inizia così il monologo intrecciando insieme rime e frasi così fluide a volte anche rappando ed è difficile sapere quale sia una citazione di Ali o quella detta dai suoi sostenitori, frasi che ripercorrono la vita di Muhammad Ali, conosciuto in tutto il mondo come The Greatest, il più grande, che si convertì all’Islam e per questa sua fede lottò contro il razzismo incolpando i bianchi per tutte le brutture che succedevano in America.
Così Francesco diventa Cassius Clay anzi Muhammad Ali, perché Cassius è un nome da schiavo e la sua performance è stata naturale, accattivante e magnetica e non evita argomenti o situazioni difficili, Pino Carbone sul palco con l’attore, seduto dietro a una consolle intento a mettere musica e ogni tanto interagisce con il monologante, scende dal palco prende una donna dal pubblico e la consegna a Muhammad e impersona la prima moglie, Sonji Roi Clay, cameriera in un bar e aspirante cantante, la chiese in matrimonio la sera stessa che si conobbero, ma Ali non sopportava i suoi vestiti corti, il suo truccarsi e Muhammad/Francesco inveisce contro la donna, con una violenza verbale esacerbante da intimidire chiunque, peccato che tra il pubblico non c’è stato l’effetto “violenza sulla donna” ma tante risate sghignazzanti forse delle amiche della povera donna accompagnata sul palco, che ho trovato veramente sgradevole.
In questo spettacolo si ripercorrono tanti punti chiave della vita del campione, si muove tra temi e punti e scava profondamente in essi o nel rapporto centrale tra gli uomini, si decanta il coraggio di Ali, come quello di opporsi al governo per essersi rifiutato di arruolarsi per andare in guerra in Vietnam. Coraggio che gli costò la perdita del titolo di campione dei pesi massimi e fu bandito dallo sport, condannandolo anche a cinque anni di reclusione. Amato dai “negri” per essere la voce degli oppressi dai bianchi: «Il mio nemico sono i bianchi!» e ammirato dai musulmani per essere un fervente sostenitore delle credenze islamiche e difensore dei valori islamici.
Le scene sono di Mimmo Paladino una sorta di ring, senza le corde, con due sgabelli ai lati, il classico secchio con acqua e spugna, ring come se fosse allestito in uno studio fotografico sotto i riflettori quelli sotto cui per una vita è stato Muhammad Ali.
E come una grande scultura vengono attaccati a una carrucola rotonda tanti strumenti da giardinaggio e non, che, issati al cielo, creano una grande scultura moderna, che racchiude tutti i ricordi di Ali e, tra questi oggetti appesi, c’è anche una bicicletta, quella che gli fu rubata da bambino e dopo quell’avvenimento lui impara a combattere, infatti, il dodicenne Clay incontrò un agente di polizia e l'allenatore di boxe Joe Martin e arrabbiatissimo giura che anche lui diventerà un ladro ma Joe gli suggerisce che per prima deve imparare a combattere, è così nasce il mito diventato leggenda Muhammad Ali.
Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro
presenta
Muhammad Ali
uno spettacolo di Pino Carbone e Francesco Di Leva
drammaturgia Linda Dalisi
con Francesco Di Leva
scene Mimmo Paladino, costumi Ursula Patzak
musiche Marco Messina e Sacha Ricci, luci Cesare Accetta
ricerche e consulenza Anna Maria Di Luca e Fausto Narducci
assistente scenografo Mauro Rea
collaborazione alla scenografia
Vincenzo Aquilone, Mariateresa D’Alessio, Michele Lubrano Lavadera
aiuto regia Riccardo Pisani
assistente costumista Giovanna Napolitano produzione
regia Pino Carbone
durata della rappresentazione 60’ circa, senza intervallo