Music & Theater

Finalmente la grande attesa dei fan è finita esce "A metà" il nuovo disco di Pamela. Intervista

La grande attesa è finita, è uscito “A Metà” (GigaMusic / Halidon), il terzo cd di Pamela Petrarolo, una delle ragazze più amate del programma cult degli anni novanta "Non è la Rai”. Dodici tracce volutamente differenti tra loro che alternano la musica elettro pop alla tradizione melodica e al travolgente pop rock rivisitando i maggiori successi del panorama musicale, ci sono tracce inedite e rivisitazioni dei successi, originali e cover, che la cantante ha interpretato nel suo percorso televisivo. E non mancano i tributi: ai grandi del rhythm ’n’ blues Aretha Franklin e Sam ’N Dave, al suo maestro e scopritore Gianni Boncompagni.
Il 6 novembre Pamela presenterà l’album alla Discoteca Laziale a Roma dalle 17 alle 19 e ci sarà il consueto firma copie.
Abbiamo fatto una piacevole intervista con Pamela ricordando gli anni della sua adolescenza e parlandoci della sua vita da mamma artista.
Parliamo di “A metà” come e quando nasce questo progetto?
«A metà è un progetto nato esattamente tre anni fa. Insieme al mio produttore scherzando abbiamo pensato a un terzo album, al momento l'idea era allettante e piacevole, perché avevo inciso già due dischi ed era molto tempo che volevo farne un terzo, ma non era mai capitata la possibilità, anche rispetto a quello che avevo sentito in giro, musicalmente parlando, tanto da rischiare. Perché quando stai ferma molto tempo, la discografia sa essere molto tagliente e bisogna essere molto coraggiosi perché si creano molte aspettative. Se esci ogni due anni con un album, se uno non è il massimo ti condannano a metà, ma quando sei ferma molto tempo vogliono il massimo. La mia fortuna è stata il fatto di essere stata apprezzata da tanti e avere avuto l'approvazione del mio singolo inedito e, in poche ore, sono arrivata tra le top ten di iTunes, ero incredula.» 
A differenza dei precedenti due album che tipo di Pamela troviamo?
«Sicuramente una donna e una cantante più consapevole, con una maturità vocale diversa perché negli anni ho continuato a studiare canto, la consapevolezza di avere molta più energia e sicurezza nella mia vocalità. A 16 anni sei una ragazza, ma insicura, perché hai paura di sbagliare, oggi ho una maturità maggiore per affrontare le critiche. Quando si è più giovani si è anche molto più fragili e questo lavoro, nel tempo, mi ha fortificata e oggi riesco a farmi scivolare di più le cose addosso e sono molto più apposto con la coscienza, perché so che quello che io ho fatto, l'ho fatto con tutte le mie forze e la passione.»

                         
Nonostante siano passati tanti anni la gente ancora ti stima ti apprezza e compra i tuoi cd. Qual è il segreto per mantenere il successo?
«Credo questa sia la scia che ha lasciato Non è la Rai, perché, chi ha fatto parte di quella generazione, sono dei nostalgici, io sono ancora incredula di quanta gente mi segue sui social, di quante persone sono ancora legate a me e dell'attesa che c'era per questo terzo album. Nella vita se semini bene, raccogli anche nel tempo.»

Amatissima negli anni 90, Non è la Rai è stato il programma più discusso che ha anche rotto molte barriere. Com’è cambiata l'immagine della donna in televisione dai tempi del programma ad adesso ?
«L'immagine acqua e sapone legata a noi ragazze di Non è la Rai si è un po' persa, adesso s’insegue sempre più la perfezione, molte donne, anche giovani, ricorrono alla chirurgia estetica pur non avendone bisogno. Noi eravamo dei punti di riferimento e molte s’identificavano, eravamo diventate delle ragazze da imitare, portavano i capelli come noi, si vestivano come noi, ricordo delle lettere di alcune fan che mi raccontavano di essere appena state dal parrucchiere e si erano fatte fare la frangetta o avevano comprato degli abiti che erano dei nostri marchi che ci sponsorizzavano. Non so dirti se sia migliore o peggiore, ma si è persa quella freschezza che era il nostro punto di forza. Noi potevamo essere da esempio e portavamo il messaggio che,  magari anche in carne, si poteva essere belle lo stesso e, questo è un messaggio molto importante. Oggi mi rendo conto, avendo una figlia adolescente,  che c'è un inseguimento alla perfezione dettata anche dai social e non è proprio il massimo, io che sono mamma cerco sempre di spiegarle che è importante che stia bene con se stessa, di non dover per forza raggiungere la perfezione ma sapersi accettare anche con i propri difetti.»
La passione e lo studio per la danza e il canto li coltivi da bambina, come si riesce a fare di una passione il proprio lavoro?
«Credo sia una conseguenza, nel mio caso, da quando ho capito che volevo far parte di questo mondo ho lavorato. Ho debuttato a otto anni a Piccoli Fans, un programma di Rai Uno condotto da Sandra Milo, dove tutte le settimane interpretavo un personaggio famoso e facevo il verso a queste icone pop. A dodici anni faccio un provino per Domenica In e Gianni Boncompagni mi prende per fare la mascotte a quell'edizione condotta da Edwige Fenech, cui mi dà l'opportunità di presentare un gioco per bambini, per me una grandissima responsabilità. A quattordici anni arriva Non è La Rai per quattro edizioni. Ho iniziato tutto molto presto e, oggi,  a 40 anni posso dire di avere ancora tutta la vita davanti perché ho avuto tutto in età molto giovane.»
Oggi, i talent sono un nuovo trampolino di lancio. Che cosa ne pensi? 
«Credo che i talent siano la selezione del futuro, sono spariti quei programmi televisivi dove viveva il varietà e questo mi dispiace moltissimo, possono essere una grande opportunità per i giovani talentuosi  per farsi conoscere in un contesto del genere. Poi ci sono reality e reality, Non è La Rai, se vogliamo, è stato il primo reality in assoluto, solo senza le telecamere dietro le quinte, però noi andavamo in onda tutti i giorni in una fascia di punta e tutti sapevano tutto di noi. C'erano i nostri gadget, maglie, figurine e credo che, se dopo 25 anni ancora se ne parla, abbiamo lasciato un segno e rimarrà sempre un programma cult della televisione.»
Il digitale ha penalizzato la discografia?
«Il cd  fisico c'è ancora, l'evoluzione discografica, le piattaforme digitali non hanno penalizzato la discografia semmai hanno dato un'alternativa al cd fisico perché gli affezionati lo comprano a prescindere. Proprio in merito a questo il 6 novembre ci sarà il mio firma copie alla Discoteca Laziale a Roma dalle 17 alle 19.»

                       

Sei una mamma di due bambine. Ci racconti il tuo ruolo di mamma e come gestisci l'era dei social con le tue figlie?
«Sono una mamma chioccia molto apprensiva, protettiva e devo avere il controllo della situazione anche da lontano. Sono diventata mamma molto giovane, Alice che oggi ha 15 anni, quindi, ho vissuto una grande responsabilità quando mi sentivo ancora molto figlia e il percorso fatto con lei me lo sono goduto in pieno. Da tre anni è nata Angelica, che è uno spasso e so essere una mamma anche molto complice e punto di riferimento per loro, sanno che io ci sono sempre, però sono anche pazzerella ci divertiamo, cantiamo, balliamo e ci piace condividere molto tempo insieme.
Io non essendo cresciuta nell'era dei social, all'inizio ero un po' spaventata anche per quello che si sente in giro, per la più grande ci siamo dovuti adattare alla sua generazione, quindi, tenerla fuori dai social era come tenerla fuori dal mondo. Da genitori la tuteliamo e le abbiamo fatto capire che sono un mezzo di spensieratezza e divertimento,  ma possono anche essere molto pericolosi.»