Ferdinando, un cast impressionante e vividamente diretto da Arturo Cirillo. Recensione
- di Nicola GarofanoFerdinando è il capolavoro di Annibale Ruccello, scritto nel 1985 per la sua musa ispiratrice Isa Danieli, che ricorda in un’intervista fatta qualche anno fa per The Cloves Magazine: «Annibale Ruccello scrisse per me Ferdinando, ma io non l'ho fatto perché l’ha scritto per me, ma perché il personaggio era strepitoso, come facevo a non interpretarlo? Ero pronta a farlo anche senza una lira, perché non avevamo soldi in quel periodo e c’era la difficoltà a trovare qualcuno che metteva su questo spettacolo, perché era un testo nuovo. Il regista era nuovo, l'autore era nuovo. Ed io non avevo quel piccolo nome che ho adesso, certo lavoravo molto, non sono mai stata ferma un anno, però ho voluto buttarmi in questo progetto di Ferdinando perché ero convinta e sicura che avrebbe avuto successo. Ho dovuto aspettare tanto pur di vedere un teatro esaurito, perché ogni dieci anni, dopo la morte di Annibale, io l'ho ripreso per trent’anni questo spettacolo e ciò vuol dire che ci credevo non poco, di più, sempre con la stessa regia di Annibale, finché non ho visto il teatro ultra esaurito, quando ho visto scritto sold out, mi sono detta: “Va bene, adesso posso pure smettere di farlo questo spettacolo, ho un'età e, quindi, lasciamo perdere.” »
Arturo Cirillo riporta in scena Ferdinando rispettandone fedelmente il testo, la forza di quest’opera lessicalmente ricca, con una serie di artifici retorici. Portarlo in scena, dunque, non è affatto scontato, bensì costituisce un risultato titanico e renderlo straordinario è inequivocabilmente segno di grande direzione. Da parte del pubblico grandi applausi ed elogi estremamente entusiasti ricevuti alla fine dello spettacolo, come riscontro all’eccellente lavoro fatto da Arturo Cirillo e alle performance attoriali di Sabrina Scuccimarra (Donna Clotilde), Anna Rita Vitolo (Gesualda) e Riccardo Ciccarelli (Ferdinando) che hanno convinto.
La trama racconta la storia di Donna Clotilde, sullo sfondo lo sfacelo del regno borbonico e l'avanzamento dei Savoia. La donna serratasi in un letto nella sua villa vesuviana, per disdegno al mutamento che spazza via il passato, non si rassegna all'uso dell'italiano: “'Na lengua straniera!... Barbara!... E senza sapore, senza storia!... 'Na lengua 'e mmerda!... 'Na lengua senza Ddio!” e ai nomi come Amedeo, Filiberto, nomi savoiardi. Dalla sua stanza lancia scongiuri e imprecazioni nei confronti di tutti, curata servilmente da sua cugina Gesualdina e dalla ruffiana assistenza del prete Don Catellino, fino a che il terzetto solitario viene sconvolto dall'arrivo di un giovane nipote dalla bellezza asfissiante e dall'erotismo penetrante che li circuisce. Fra lo scivolare di argomenti e vocaboli proibiti si arriva al colpo di scena. Ferdinando in realtà si chiama Filiberto (nome savoiardo) venuto per usurpare i beni della baronessa borbonica, Donna Clotilde dei Lucanigro, che con la sua risata sardonica spegne il dramma finale: "Gesualdì ce pienze... nun se chiammave manco Ferdinando!”
Ferdinando è divertente, scioccante, pieno di suspense, commovente, i personaggi sembrano reali, collocati in un mondo significativo e animato da conflitti autentici. La Donna Clotilde di Sabrina Scuccimarra, con le sue contorsioni linguistiche, traccia il suo percorso dal dolore alla rabbia, all'indignazione paralizzante attraverso l'amara ironia, i complotti ingegnosi e la finta follia fino a una nuova, più bruciante desolazione quando apprende la vera identità di Ferdinando. Gran parte di ciò che rende Sabrina Scuccimarra una presenza sul palcoscenico così distintiva, è la trasparenza emotiva che apporta a caratterizzazioni notevoli per la loro meticolosa compostezza fisica e lessicale. Un’altra emozionante immersione nel ruolo è quello di Anna Rita Vitolo, iperbolica nei panni di Gesualda, vittima delle parole corrosive di Donna Clotilde, e anima la sua inazione con un sentimento appassionato che amplifica la tragedia e la sua compostezza, la sua voce chiara, forte, di grande risalto è immensa. Arturo Cirillo, incandescente attore, guida un cast impressionante che ha saputo ben regolare la modulazione flessibile degli archi dei personaggi vividamente disegnati, uno spettacolo ininterrotto di due ore, dove il passaggio da un atto all’altro era scandito dalla presenza sul palco di tutti gli attori intenti a vestirsi, cambiarsi, una sorta di backstage noncurante del pubblico che stava lì a guardare. E cosa dire di Ferdinando, un giovane solitario, con il dolore crudo blasonato nei suoi occhi, ma anche uno che è protetto dalla natura, visto la bellezza di Riccardo Ciccarelli che ammalia e inganna tutti e il quale ha caratterizzato con forza e magnetismo, alcuni aspetti della mascolinità fluida di oggi, la combinazione tra grazia femminile e brutalità animale.
Ferdinando è semplicemente un must-see, una messa in scena potente e dall’atmosfera affascinante, che sarà al teatro Bellini di Napoli fino al 17 dicembre.
FERDINANDO
di Annibale Ruccello
con Sabrina Scuccimarra, Anna Rita Vitolo,
Arturo Cirillo, Riccardo Ciccarelli
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
musiche Francesco De Melis
luci Paolo Manti
regia Arturo Cirillo
regista collaboratore Roberto Capasso
assistente alla regia Luciano Dell’Aglio
datore luci Giammatteo Di Carlo
amministratrice di compagnia Serena Martarelli
direttore di produzione Marta Morico
organizzazione, distribuzione Alessandro Gaggiotti
comunicazione e ufficio stampa Beatrice Giongo
produzione Marche Teatro, Teatro Metastasio di Prato,
Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini