«Esisti. Resisti. Insisti. Il mantra della mia vita». Intervista a Daniele della band La Rua.
- di Pamela CarboneÈ uscito il 26 aprile l'album "Nessuno segna da solo", della band La Rua reduce dal successo del Sanremo Giovani World Tour. In questi giorni è in rotazione radiofonica il loro primo singolo Alta velocità, una bellissima canzone d’amore con alcuni riferimenti nell'immaginario collettivo comune.
Oggi, Primo Maggio si esibiranno per la terza volta sul palco del Concerto del Primo Maggio a Roma e tra una prova e l'altra abbiamo fatto due chiacchiere con Daniele Incicco, il frontman della band.
Il nuovo album "Nessuno segna da solo" racchiude i brani dell'Ep uscito a luglio con degli inediti…
«Sì, ci sono delle nuove tracce come "Stella cometa" , "Il doppio di tutto" e il nuovo singolo "Alta velocità", che, in questi giorni, è in rotazione radiofonica. Poi c'è una versione di "Sull'orlo di una crisi d'amore" cantata da me solamente. Abbiamo cercato di rappresentare la collettività, la nostra grande famiglia e i temi che ci stanno a cuore, come la libertà di vivere come vogliamo e la presa di coscienza che, della propria vita, se ne può fare ciò che si vuole».
C'è un brano in particolare "Per motivi di insicurezza" scritto con Elisa…
«È un brano molto personale, sincero, che non si risparmia, scritto insieme appunto con Elisa e Dario Faini ed è carico di emotività. Racconto un aneddoto, per questo brano abbiamo provato vari arrangiamenti e alla fine abbiamo deciso di lasciarlo pianoforte e archi, come la versione primordiale. É un brano che incita alla libertà di esistere, di vivere la vita come si vuole senza cadere nei luoghi comuni che, spesso, ci mettono dietro delle sbarre».
Una frase di questa canzone dice: "Per motivi d’insicurezza io la vita non l'ho mai messa in pericolo come mi va"…
«Spesso si è così insicuri da mettersi in pericolo, altrettanto bisogna essere coraggiosi mettendosi in pericolo, per potere essere al sicuro. È un po' un gioco di parole, ma la verità sta nel fatto che bisogna andarti a prendere ciò che si vuole».
Siete reduci da un'esperienza bellissima, quella del Sanremo giovani tour. Ce ne parli?
«È stata una bomba! Siamo partiti con Roma,Tunisi, Tokyo, con un viaggio interminabile di 16 ore, Sidney, Buenos Aires, Toronto, Barcellona, Bruxelles e poi finalmente a casa. Tutto questo in 17 giorni, è stata un'esperienza surreale con numerosi sold out, posti gremiti di persone, italiani e non».
Le persone che non vi conoscevano all'estero come vi hanno accolto?
«Molto positivamente, c'è fame d’Italia, voglia di relazionarsi alla propria nazione e poi c'è una grande apertura alla nostra musica».
Che differenza c'è come concezione di musica tra l'Italia e l'estero?
«Posso dire che spesso siamo noi che ci mettiamo in secondo piano, perché pensiamo che l'Italia è solo fatta di moda, vino e altro, invece, l'Italia è molte altre cose e anche la musica. Se noi avessimo un po' più di coraggio, potremmo andare a dire molte altre più cose».
Ci saranno degli instore per promuovere il nuovo cd?
«Abbiamo voluto fare una scelta, quest'anno solo concerti, non si fanno apparizioni di pochi minuti per andare a vendere un disco. Noi vogliamo fare un concerto, mettere in condizioni le persone di capire chi siamo, quello che facciamo nel migliore dei modi con tutta la sincerità possibile che il palco offre. Crediamo che sia questo il migliore dei modi per fare un instore».
Questo è il terzo anno che salite sul palco del Primo Maggio, giusto?
«Esatto! Siamo saliti la prima volta nel 2015 vincendo un concorso, poi nel 2017 dove ci esibimmo alla riapertura serale e quest'anno, non c'è due senza tre! Siamo super carichi e pieni di aspettative».
Come siete cresciuti in questi anni?
«In questi anni siamo cresciuti cercando sempre di internazionalizzare la nostra musica, non lasciarla confinata nel folk, di dare più un taglio largo alle nostre canzoni, cercando di rendere più fruibile tutto quello che veniva detto, scritto e fatto. Crediamo ci sia stato un percorso di crescita, che oggi ci porta ad affrontare le situazioni in altra maniera».
Una canzone del nuovo disco "Finché il cuore batte" dice: “Esisti, resisti e insisti”, che cosa vuole dire?
«Credo sia il mantra con il quale ci dovremmo svegliare tutte le mattine. Ho lavorato per dieci anni prima di fare il cantante, facevo il tecnico bancomat e quando mi alzavo la mattina, mi rompevo di fare una cosa ciclica, e, quindi, se esistiamo bisogna ambire a qualcosa, inseguire il proprio obiettivo, andarselo a prendere, strapparlo con i propri denti al destino e credo di esserci riuscito, proprio grazie a questo mantra e, quindi, mi piaceva metterlo nella prima canzone del disco».
Spesso le vostre frasi sono incise sulla pelle delle vostre fans, cosa si prova?
«In un certo senso ti fa pensare che stai facendo un qualcosa di bello, di corretto per qualcuno e, in un altro senso, vuol dire che, quello che scrivi, ha un significato forte, oltre che per te anche per qualcun altro».