Dopodiché stasera mi butto, il disagio approda al Piccolo Bellini. Recensione
- di Francesco D'AcunzoFoto di Francesco D'Acunzo
In scena al Piccolo Bellini di Napoli, fino al 14 gennaio, è in scena lo spettacolo di Generazione Disagio, “Dopodiché stasera mi butto”, di e con Enrico Pittaluga, Graziano Sirressi, Luca Mammoli, Andrea Panigatti per la regia di Riccardo Pippa, una produzione della Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini.
Arrivato a superare le 100 repliche, “Dopodiché stasera mi butto” è una drammaturgia collettiva, nata dall’esigenza artistica di trovare un nuovo linguaggio teatrale, con una forte predisposizione alla contemporaneità, al coinvolgimento del pubblico e al rapporto diretto con l’audience, la cui rottura della quarta parete non fa che ricalcare maggiormente l’universalità dei temi trattati: l’amore, la paura del futuro, il lavoro, la sessualità (frustrata, frustratissima), la politica, la solitudine e l’indeterminatezza.
Un irriverente imbonitore presenta al pubblico un nuovo gioco in scatola, pensato per una generazione di mezzo altrimenti non rappresentata: gli eterni giovani, intrappolati tra speranze tardive e frustrazioni precoci, ibridi tra giovani-vecchi e vecchi-giovani.
Per mezzo di tre pedine umane, l’eterno laureando, lo stagista e il precario, il conduttore guiderà il pubblico verso il raggiungimento dell’unica consapevolezza capace di annullare sensi di colpa e logorii interiori: il disagio non è un ostacolo che va mascherato con inutili affanni, bensì una condizione di vita da difendere e praticare con disciplina seguendo il mantra delle “tre D”: disaffezione, distrazione e disinteresse.
In un meccanismo di ribaltamento paradossale, le pedine si muovono sul tabellone, un accumulo di sfighe, a colpi di sfide individuali e collettive, durante le quali l’inettitudine, la pigrizia, la superficialità e la viltà vengono premiate con l’avanzamento verso l’unica casella-premio possibile: il suicidio.
In maniera spietata, con un ritmo comico serrato, le varie sfide imbastiscono situazioni davanti alle quali è inevitabile una risata amara: se di solito facciamo di tutto per edulcorare la distopia del mondo che abbiamo creato, “Dopodiché stasera mi butto” rende impossibile girarsi dall’altra parte, l’unica cosa che resta da fare è imparare a destreggiarsi abilmente tra le conversazioni svaganti (e vuote) da aperitivo e la preparazione della camera da letto in previsione di una scopata che non faremo mai.