Con Flo e il suo nuovo disco “La Mentirosa” si esplorano le musicalità più sinuose - Intervista
- di Nicola GarofanoAscoltando l’ipnotico nuovo disco di Flo, La Mentirosa, si viaggia attraverso le fumose e raffinate milonghe del centro di Buenos Aires negli anni '50 o si è catapultati nella Golden Age degli anni '40, attraversando poi la Spagna fino ad arrivare nei vicoli di Napoli, dove lei è nata. Suoni personali o di rimando a tradizioni popolari, suoni teatrali o moderni amalgamati alla sua straordinaria voce che fluttua tra le note con la sua grande anima mediterranea.
Partiamo dal singolo Vergine di fine Agosto. Quanto una canzone può aiutare un omosessuale a fare coming out, a dichiarare il proprio orientamento sessuale?
«Credo proprio di sì, ma la finalità con cui ho scritto la canzone, non era quella. La canzone è nata in maniera spontanea, però non sei la prima persona che mi fa notare che una canzone può dare una spinta in più. Io non mi riferisco soltanto alla mia musica, se solo pensiamo a quanti grandi artisti hanno fatto coming out e hanno aiutato in questo modo le persone che vivevano in maniera problematica, a sentirsi meno sole, a sentirsi più compresi, a potersi identificare in dei modelli di successo, come Tiziano Ferro e altri che hanno una loro immagine artistica molto sana, molto bella e molti rispecchiandosi in questi personaggi nelle loro canzoni possono in qualche modo trovare un riflesso di se stessi, più felice e meno problematico.»
É nata sotto un altro aspetto…
«La canzone è nata perché volevo scrivere una canzone d'amore pensando di dedicarla a una donna e mi sono interrogata su come l’avrei scritta e, alla fine, tra le tante cose che uno vuole sentirsi dire è “Sei bellissima”, ed è sempre ciò che colpisce di più. Bellissima non è soltanto perché si ha un bel corpo o avere un bel sorriso o una bella energia vitale o avere una bella testa. La canzone è nata così, però, in molti mi hanno fatto notare che, ascoltando la canzone, hanno sentito la voglia di togliersi di dosso la loro maschera, questo segreto e mi sono lusingata.»
Di Vergine di fine agosto è stato realizzato anche un video. Puoi spiegarci il significato e da chi e com’è nata l’dea?
«Il video è nato da una mia idea, il soggetto è il mio. Io mi sono relazionata ad Alfonso Postiglione, un regista teatrale, una persona abituata a mettere in scena delle storie, dei fatti. Non è un regista, né di videoclip né di spot, quindi, ad avere un tempo lungo per raccontare una storia e, poiché mi piace molto come lavora e lo stimo molto, gli ho chiesto se voleva accettare la sfida di raccontare una storia in tre minuti. Lui che, evidentemente, mi stima, ha accettato. Ci siamo confrontati sul soggetto e lui ha fatto la regia, la storia gliel'avevo raccontata io, ma le immagini nel video le ha pensate e curate lui. È stato un lavoro di squadra grossa, numerosa, dal direttore della fotografia ai costumi e al trucco.»
Dov'è stato girato con esattezza il video?
«Nella parte della milonga è stato girato alla chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo, nei pressi di via Tarsia a Napoli. Uno spazio meraviglioso, sono passata davanti molte volte, perché abito praticamente a un km, e non l'avevo mai vista dentro, quindi, questo è servito anche a me. Invece, la stanza con la vasca da bagno, dove poi si conclude il video, è un posto che si chiama “Magma”, un b&b raffinato e di classe, proprietà di due miei fan, che gentilmente ci hanno concesso questo spazio e abbiamo girato lì.»
Il tuo ultimo album si chiama La Mentirosa. Sei tu la Bugiarda?
«Sì. Non sono una grande bugiarda, devo dire la sincera verità. Più che altro mi è sempre piaciuto molto inventare storie, racconti, cose e, la Mentirosa, gioca più sul concetto di bugia, da sempre considerato un concetto negativo. La bugia è sempre vista come qualcosa di negativo, in realtà, filosofi, scrittori importanti hanno parlato della bugia come un concetto positivo, senza la necessità di una persona di inventare delle bugie, delle storie non ci sarebbe la musica, la pittura, il cinema, il teatro. La bugia è più utile all'arte che la verità, perché essa è quella che noi vediamo, quella che noi indaghiamo ogni giorno, però la bugia è come se ti spingesse la fantasia sempre un passo più avanti. Questo disco è un album di tutti pezzi inediti, ha dei suoni che attingono molto dalla tradizione, alle musiche tradizionali di altri popoli e, quindi, quando lo ascolti, ti sembra di sentire qualcosa già sentito, tutte le canzoni sono delle piccole bugie, delle piccole illusioni.»
Ami scrivere e combinare insieme l’italiano e il napoletano. Quanto ami scrivere in napoletano e perché? E se ciò non ti preclude a una parte di pubblico…
«Io scrivo come parlo e come penso. Essendo nata e cresciuta, per tutta la prima parte della mia vita, in un rione conosco bene il napoletano, ho sempre parlato in napoletano, anche in famiglia, se m’incazzo, parlo in napoletano, poi uno cresce, ho frequentato il liceo classico e parlo anche italiano e scrivo così come parlo e come penso. La maggioranza delle mie canzoni è in italiano e questo non mi preclude in Italia, se vado al Nord canto principalmente in italiano, e se canto tre pezzi in napoletano non importa a nessuno, si tratta di pochi pezzi e fa anche piacere sentire un suono per loro diverso, inedito. Lavoriamo anche molto all'estero dove la differenza non esiste più, italiano o napoletano, per loro è sempre una lingua straniera. Perciò non ho mai trovato nel napoletano un ostacolo, perché lo uso poco rispetto all'italiano.»
In Babel parli della difficoltà di oggi che c’è fra gli uomini a comunicarsi, a parlarsi… è dovuta all’era dei social e delle chat o da cosa?
«Molto è dovuta a questa enorme solitudine che viviamo e che cerchiamo di riempire con i social, cercando di avere una vita virtuale, degli amici virtuali, cercando di rappresentarci sui social, in un modo che, di solito, non è quello che poi corrisponde alla realtà. Molta gente, se si guarda su Facebook, pare abbia una vita fantastica e straordinaria, mentre sai benissimo che è frustrata e fa una vita che non gli piace. Questo ci chiude alla comunicazione, perché diventa più importante comunicare a un gruppo qualunque, che è quello che sta sui social e rappresentare se stessi così come si vorrebbe essere. Il dialogo sincero, orizzontale tra le persone, come anche fra i popoli e tra le generazioni è molto complicato, perché mi sembra che la gente non ha più tanta voglia di ascoltare gli altri, ognuno pensa per sé, scrive la sua frase su Facebook e tutto sommato ha fatto il suo e finisci là, non è che sono interessati a sapere tu cosa pensi. Noi artisti siamo fortunati perché cantiamo, quello che pensiamo lo diciamo con la musica, chi con la pittura, il teatro, nelle interviste abbiamo la possibilità di dirlo, però le persone normali, in realtà, sono molto atrofizzate rispetto a questa cosa di parlare di sé, di raccontarsi, perché si va veloce e la gente si scoccia di ascoltarti.»
Ti senti una profetessa inascoltata, come una Cassandra, un’altra canzone contenuta in questo disco. Ti senti Cassandra, ti senti una vittima?
«No, è chiaramente ironica. Ho notato che, molto spesso, noi donne abbiamo questa convinzione di sapere sempre: “Te l'avevo detto io”, “Si vedeva dall'inizio”, quando capisci che hai le corna o scopri che qualcuno sta tramando alle tue spalle, uno soffre come un cane, però alla fine c'è sempre la parolina: “Eh, ma tanto io lo sapevo”, “Io l'avevo capito dall'inizio”. Anche se capisci dall'inizio le cose, non arrivi poi ad evitarle, perché uno è preso, innamorato, coinvolto, insomma, a volte le cose stanno proprio davanti, evidenti e tu continui ad andare contro, quindi, era un modo ironico per raccontare questa caratteristica femminile.»
Ci sono anche dei brani che omaggiano dei grandi artisti Chavela Vargas e Milton Nascimento cosa ti ha avvicinato a loro?
«Per me sono dei grandissimi, avvicinarmi è un sogno. Milton per me è un artista di riferimento, da sempre ha mescolato tutto: i generi, le lingue, l'inglese, il brasiliano, la musica tradizionale addirittura con il rock con i Beatles. È una dimensione musicale che a me affascina moltissimo, cioè che, almeno nella musica, non mettiamo muri, non mettiamo catene, sperimentiamo, incontriamoci, parliamo, e, quindi, questo è quello che mi piace di Milton, oltre alla sua voce e alle sue canzoni. Chavela Vargas, perché a me piacciono molto le voci di donna importanti, tipo Rosa Balestrieri, voci guerriere, voci molto dolorose che esprimono un vivere importante. La donna che canta è da sempre considerata, questo anche per nostra colpa, una bambola, che sta là, ha una bella voce e, quindi, canta e a scrivere lo dovrebbero fare solo i maschi, ora non voglio fare un discorso femminista, però quando ascolti queste voci, che scrivono e cantano con tale pathos, con una tale partecipazione, è questo che amo di più. Va bene la bella voce, però è importante anche come la usi, che cosa dici con questa voce, cosa vuoi comunicare agli altri e Chavela Vargas è una che fa emozionare quando canta, come si dice a Napoli: si fermano gli orologi.»
Un’altra canzone rivela il tuo grande amore per tuo fratello: “A Braccia aperte – brother’s lullaby”…
«Io ho un fratello e una sorella e si sa, il legame fra fratelli è il più forte che esista, un amore veramente fortissimo. Io adoro veramente i miei fratelli, però ognuno fa la sua vita, ognuno rincorre le proprie comete e si finisce per allontanarsi. Mio fratello vive in America e non è esattamente dietro l'angolo e quando era qui, quando eravamo entrambi ancora a casa di mamma, magari passavano settimane intere in cui ci si vedeva di sfuggita a cena e non si parlava, non si apprezzava quel tempo che si passava insieme, quando si era bambini. Quando uno se ne va, poi, non lo puoi vedere o parlarci tutte le volte che vuoi, capisci quanto è prezioso quel tempo che hai sprecato e ho sofferto molto questa sua lontananza. Quando soffri e sei un cantautore, per fortuna, scrivi almeno le canzoni e trovi un significato a questi avvenimenti.»
Nel tuo disco hanno partecipato diversi musicisti, una folla direi, ma te li ricordi tutti ora?
«Se dovessi fare un elenco, no. Se sentissi i pezzi, riconoscerei chi ha suonato. In effetti, hanno suonato circa una trentina di musicisti, ed è stata una cosa naturale, perché nel mio secondo disco, quello precedente, Il mese del Rosario, ho fatto un disco in quartetto, molto essenziale, asciutto e con lo stesso quartetto ho fatto due anni di concerti in giro per il mondo. È stata un'esperienza molto intensa e dopo due anni, quando ho fatto La Mentirosa, sentivo la voglia di fare un disco più pieno, più ricco, con suoni diversi, quando fai una cosa, anche se è bellissima e ne sei innamorata, dopo due anni che lo fai tutti i giorni, hai voglia di sentire altri suoni. La mia fortuna è stata che tutti i musicisti che ho chiamato, tutti grandi professionisti super impegnati, e ho detto vi andrebbe di suonare questo pezzo tutti mi hanno detto sì, tutti quanti sono stati contenti di partecipare, quindi, è stato facile quando la gente si mette a disposizione e ti stima, diventa tutto più facile.»
Qual è la cosa più strana che un fan abbia mai fatto per te?
«Mi è successa una cosa bellissima, sono stata una volta in Sicilia a cantare alla richiesta di matrimonio di una coppia, lui un italiano che vive in Germania e lei è tedesca e loro si sono conosciuti ballando il tango su un mio pezzo, lui mi ha scritto e mi ha detto se potevo andare in Sicilia la sera in cui loro dovevano fare questa cena e lui le avrebbe chiesto di sposarlo e sono andata. Sono arrivata lì e nel ristorante c'erano circa una ventina di persone, un posto veramente meraviglioso e la tipa mi ha guardato per dire: “Ma chi è questa, è lei?” e, quando ho cominciato a cantare, lui ha cacciato l'anello e le ha chiesto di sposarlo, è stato veramente bellissimo, come se fossi in un film.»
Qual è la tua canzone con cui loro si sono conosciuti?
«”Ça ne tient pas la route” del mio primo disco, una canzone in francese che è stata messa in una compilation di tango, per cui questo pezzo lo hanno ballato in un sacco di milonghe in tutta Europa, perché questa compilation è stata venduta moltissimo e questi ragazzi neanche sapevano che ero italiana, pensavano fossi francese. È stato comunque un bel ricordo.»
Quali sono i tuoi hobby?
«Mi piace molto andare al cinema, ho sempre l’abbonamento al cineforum. Vado in palestra, una cosa che mi stordisce perché da quando mi alzo la mattina finché vado a dormire penso sempre alla musica e, invece, quando vado in palestra ci sono quei volumi altissimi con musica che io normalmente non ascolterei, è come se mi drogassero e ciò mi aiuta a scaricare la tensione. Mi piace molto viaggiare, quasi sempre lo faccio per lavoro però mi trattengo qualche giorno in più, quando posso, e, poi, mi piace cucinare.»