Arrevuoto 2019 al Teatro San Ferdinando di Napoli. Oggi seconda e ultima replica
- di Maria BattagliaIl Teatro San Ferdinando di Napoli ospita fino a stasera, 12 maggio, Arrevuoto, il progetto teatrale ideato da Roberta Carlotto e curato da Maurizio Braucci con lo spettacolo Tutti contro tutti di Arthur Adamov per la regia collettiva di Annalisa D’Amato, Alessandra Asuni, Christian Giroso, Nicola Laieta, Sergio longobardi, Emanuele Valenti e Gianni Vastarella.
Per i pochi che non lo sapessero Arrevuoto nasce come progetto teatrale-pedagogico a Napoli-Scampia nel 2004 dalla collaborazione di più realtà: il teatro Stabile di Napoli Mercadante, il Teatro delle Albe di Ravenna, il Napoli Teatro Festival, l’Associazione Chi rom e… chi no e un folto gruppo di artisti ed educatori.
Il metodo pedagogico seguito si riassume nello slogan Only Connet, ovvero la possibilità di mettere insieme giovani, scuole, associazioni di diversi quartieri della città e persone differenti per provenienza e contesto sociale al fine di una proficua contaminazione volta a realizzare spettacoli teatrali.
Il gruppo di lavoro sceglie un testo e lo “fa proprio” usando il linguaggio della quotidianità, il dialetto, i dialoghi di strada, ponendosi come obiettivo il riflettere su argomenti di attualità in modo che il teatro diventi azione perché ha “arrevutato” mente e cuore, pensiero e parole.
Quest’anno si è lavorato sul testo Tutti contro tutti, del drammaturgo francese Arthur Adamov (1908-1970), di origine russo-armena, influenzato nella stesura delle sue opere da Brecht e Piscator.
Il testo fu scritto nel 1953 e racconta con tinte forti, in una Parigi di inizio secolo, il dramma della persecuzione ai danni dei rifugiati ovvero coloro che a causa di discriminazioni politiche,religiose o razziali fuggono e trovano ospitalità in un Paese straniero.
Nelle note di regia si legge:«Il tema dello spettacolo è stato scelto per la sua attualità. L’Italia è in una situazione simile a quella descritta da Adamov e ha la stessa incapacità a gestire il fenomeno. Si ripiega su una combinazione troppo approssimativa e dualistica: chi è a favore e chi è contrario e, quindi, in definitiva tutti contro tutti».
Lo spettacolo, ben costruito, ha cercato di rispondere ai tanti interrogativi che sottendono al problema dei rifugiati nel nostro Paese. Per molti, essi costituiscono il capro espiatorio sul quale far ricadere le colpe dei fallimenti della politica che ancora non sa gestire tale fenomeno.
In scena i ragazzi urlano le loro ragioni, corrono da una lato all’altro del palcoscenico mimando una lotta che non vedrà mai fine senza vincitori e vinti. Si esprimono nobilitando “il dialetto” napoletano con passione e forza espressiva e cantano e ballano al ritmo di vecchie melodie rom godibilissime.
Si nota lo sforzo creativo e l’interiorizzazione di un testo difficile e complesso, ma ben “digerito” con l’aiuto di persone esperte e capaci nell’arte teatrale tanto da subliminare le emozioni e le esperienze di ogni singolo “attore”.
La sala, gremita in ogni ordine di posti, da intere famiglie anche con bambini piccoli, ci fa ben sperare nel futuro del teatro, “il luogo delle meraviglie” per partecipazione e condivisione.