«Adesso ci siamo anche noi!». Intervista ai The Jab
- di Pamela CarboneLoro sono Alessandro De Santis e Mario Francese, in arte The Jab. Dopo aver esordito in molto locali e festival torinesi arrivano a vincere nel 2016 il concorso LigaRockParkContest che li porta ad aprire il concerto di Ligabue. Nel 2017 entrano a far parte del talent Amici, in seguito pubblicano i singoli Costenzo, Lei e Vaniglia fino ad arrivare a Bianca uscito il 5 luglio.
Il 12 luglio è uscito il loro primo album di inediti "Tutti Manifesti" disponibile su tutte le piattaforme digitali.
Abbiamo scambiato una piacevole chiacchierata con i ragazzi che hanno tanta fame di musica e sono pronti a farsi conoscere nel mondo musicale.
È uscito il 12 luglio il vostro primo album di inediti "Tutti manifesti" ci parlate di questo progetto?
«Come primo aggettivo... Sarà bellissimo, scrivilo se vuoi! È un album senza senso, non abbiamo puntato a nulla, non abbiamo messaggi filosofici da mandare. È semplicemente una raccolta di brani che abbiamo scritto in tutti questi anni, è una carta d'identità, stiamo dicendo al mondo della musica che ci siamo anche noi».
Il 5 luglio è uscito il vostro singolo “Bianca” di cosa parla?
«Nasce da un incontro fortuito con una ragazza, l'ho incontrata due volte ed ho scritto questa canzone come una sorta di colpa, di come è incredibile la velocità nel quale riesco a far entrare le persone nella mia testa con la stessa difficoltà nel farle uscire».
Bianca è anticipato da altri singoli come Costenzo, Lei e Vaniglia, in quest'ultimo pezzo c'è una frase che dice :"il dolore rende forti più dell'attenzione perciò ti auguro di vivere e stare male”. Mi spieghi questa frase?
«È un concetto abbastanza forte, Vaniglia è dedicata alla ragazza che penso più conosco, se c'è una cosa che ho imparato, per quanto sia giovane e inesperto, è che, nei momenti di dolore e difficoltà, impari a stare al mondo, quindi, l'augurio che faccio a questa persona è di riuscire a stare male tanto quanto basta per difendersi da soli».
Brani come Costenzo e Vestiti di Dio ci sono 2 versioni, anche quella demo, come mai questa scelta?
«Perché l'album è totalmente autoprodotto da noi e abbiamo voluto far sentire l'originale dei brani nati nel nostro magazzino senza troppi fronzoli, troppe pretese».
Nonostante siete giovanissimi, avete un’identità musicale riconoscibilissima. Ascolto un vostro brano e riconosco che siete i The Jab, come si arriva a questo?
«Ci fa piacere, perché tante persone ci dicono il contrario. Quello che mi piace di ciò che hai detto, parli d’identità e non di genere e questo è importante, credo che una band possa avere un'identità senza genere di riferimento. E noi ce la siamo costruiti provando, provando, provando. La nostra fortuna è di essere molto uniti e d'accordo come idea stilistica e di arrangiamento».
Avete vinto il contest Liga Rock Park e avuto l'onore di aprire il concerto di Ligabue. Com’è stata quest’esperienza ?
«Clamorosa, ti trovi in un palco con sotto 60.000 persone e poi abbiamo imparato a gestire un pubblico che non è il tuo fondamentalmente».
Voi avete anche partecipato a un talent e nello specifico, Amici, consiglieresti a un ragazzo che vuole intraprendere la carriera musicale di partecipare a un talent?
«Posso consigliare di non concepirlo come unico modo di vivere di musica.
È un trampolino di lancio, ma anche un'arma a doppio taglio, nel nostro caso ci ha dato visibilità, ma ci ha anche creato un'immagine soprattutto mia (Alessandro) un po' distorta e, quindi, molte persone mi hanno considerato per quello che non sono».