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«Le storie di Napoli Magica fanno parte del mio vissuto». Intervista a Marco D'Amore

Arriva al cinema Napoli Magica, il nuovo film Sky Original diretto e interpretato da Marco D’Amore, evento speciale al cinema il 5, 6 e 7 dicembre distribuito da Vision Distribution.
«È un grande racconto dei conflitti che la animano, dei miti che la agitano e di alcuni posti incredibili che spero facciano ancora di più da volano alla città e invoglino chi vedrà il film a venire a visitarci», racconta ai giornalisti a Sorrento Marco D’Amore che, in questo film, si interroga sul perché si dice che Napoli è magica e si mette alla ricerca di questa magia e decide di attraversare la città e perdersi per trovare l’inaspettato incanto e bisogna scavare la pietra di tufo dei suoi sottofondi per disseppellire i suoi misteri e le sue leggende, i suoi spiriti, le voci antiche, i suoi fantasmi e i suoi miti. Il dedalo di cunicoli scavati per tremila anni è tomba dei segreti su cui poggia l’intera città.
E poi dalla realtà si passa alla favola, e così in Napoli Magica i luoghi iconici – il cimitero delle Fontanelle, Castel dell’Ovo, la cappella del Cristo Velato, le Catacombe di San Gaudioso – prendono vita mentre i volti della gente incontrata in strada si contrappongono ai personaggi del mito (la sirena Parthenope, il munaciello, le anime pezzentelle, Pulcinella).
Uscita seguita da una serie di eventi cui Marco D’Amore sarà presente e saluterà il pubblico in alcuni cinema campani a cominciare da oggi lunedì 5 dicembre nelle sale del Cinema Modernissimo di Napoli (dalle ore 20,30 – Via Cisterna dell’Olio, 49/59) con una serata speciale e un parterre di grandi ospiti, e al The Space Cinema (ore 21,40 – Viali Giochi del Mediterraneo). Martedì 6 dicembre sarà l’ospite d’onore del Laceno d’oro International Film Festival di Avellino (Proiezione ore 19,30 e incontro a seguire – Cinema Partenio, Via Giuseppe Verdi, 50). Il tour si concluderà mercoledì 7 dicembre con un doppio appuntamento nelle sale dell’UCI Cinemas Casoria (ore 20,00) e all’Happy Maxi Cinema di Afragola (ore 21,30). 
Reduce dalla vittoria della terza edizione di Celebrity Hunted, in coppia con Salvatore Esposito, la coppia protagonista di Gomorra nei panni di Ciro Di Marzio e Gennaro Savastano, Marco si è raccontato ai giornalisti durante le Giornate Professionali di Cinema a Sorrento.

                                                                   
Il film arriverà per tre giorni nelle sale, poi quale percorso seguirà?
«Dopo questi tre giorni ci sarà anche la possibilità che, se va bene in alcune sale, possa rimanere qualche giorno in più. Essendo prodotto Sky, dopo la finestra dei 90 giorni, uscirà sulla piattaforma e penso che per la sua natura così ibrida, tra film e documentario, possa essere vendibile all'estero, però questo, come cantava il poeta, lo scopriremo solo vivendo».
In quanto tempo hai preparato questo film e le difficoltà che hai trovato a girarlo?
«Questo progetto nasce dalla mente folle di Luciano Stella e Roberto Pisoni che mi hanno proposto insieme di compiere questo viaggio. I tempi di gestazione sono stati brevi, io e Francesco Ghiaccio che l’abbiamo scritto, abbiamo avuto un’intuizione abbastanza felice che ha trovato la soddisfazione di Luciano e di Roberto. Lo abbiamo girato in quattro settimane, però abbiamo goduto dell’ausilio di tutti quelli che ci hanno aperto posti incredibili della città e che hanno sposato il progetto. Le persone che ho incontrato in strada che, invece di farmi solo da muro di gioia, mi hanno anche agevolato per camminare in città con un cast di attori straordinari che, solo per il piacere di lavorare insieme, hanno accettato e, poi, soprattutto, di una città che è in continuo cambiamento e in continua rivoluzione pur rimanendo fedele alle proprie radici».
Le storie, come le perle, per essere belle vanno pescate giù nel fondo del mare con tanto amore e con tanta difficoltà. Le tue storie che peschi dentro di te, com’è stato difficile tirarle fuori per creare un film così emozionante?
«È stato veramente molto difficile, forse è il progetto più intimo al quale abbia lavorato da quando dirigo. É chiaro che, tutte le storie in cui mi sono imbattuto, che ho scelto di raccontare, hanno profondamente a che fare con il mio vissuto, con la storia della mia famiglia, con il rapporto che ho inteso costruire con la città, dalla quale sono stato lontano per tanto tempo prima di tornarci e, come sempre accade, quando ti metti a nudo e ti scopri, da una parte è bello perché mostri gli altri quello che sei, però è anche pericoloso perché a volte i fianchi scoperti si prestano alle botte».
Nasci come attore e dopo sei passato alla macchina da presa. Quale emozione vivi come attore e quale ti dà la regia?
«Non mi sono mai sentito un attore tout court, parlando nel rispetto degli attori. Se volete fare felice un attore gli si chiede che ruolo vuoi fare, chi vorresti interpretare e loro animandosi rispondono il prete che salva il mondo, il poliziotto corrotto etc. Se lo chiedete a me, io mi addormento, perché non sono stimolato dai ruoli ma dalle storie. Non sono stimolato dai personaggi ma dai temi e, quindi, mi sono sempre più sentito vicino al ruolo dell’autore e, in questo senso, al cinema, per proporre le proprie storie, non credo sia necessario solo scriverle ma anche prendersi la responsabilità di inquadrarle ed è la ragione per cui io, anche grazie a quell'enorme vivaio che è stato Gomorra, sono riuscito a fare questo passaggio, ho cominciato da lì a raccontare le mie storie e, adesso sempre di più, sto andando formando la mia identità, il mio modo di vedere le cose e di raccontarle agli altri».
Oggi Napoli è sempre più al centro di produzioni cinematografiche, anche a livelli internazionali. Cosa ne pensi?
«Negli ultimi 10 anni Napoli è diventata forse il centro produttivo più vivo del nostro paese, che riesce a raccogliere anche l'esperienza che vengono dall'estero, se pensiamo che, in questi giorni, sta girando Denzel Washington a Napoli. Sono tante le esperienze perché credo che Napoli, per la sua stessa natura, abbia insito dei conflitti che sono proprio alla base dei racconti, a partire dal particolare della città riescono a farsi messaggio universale, quindi, anche se questo progetto piccolo, poetico può diventare universale sarebbe la mia gioia più grande».

                                                                              
Marco è innamorato di Napoli, ma cosa a Marco non piace di come viene raccontata dai mass media?
«Non sono molto polemico rispetto alle visioni che producono gli altri, sono bensì più critico rispetto a quello che io non sono in grado di raccontare della città. Penso che la città sia veramente un coacervo di culture, di misture e credo abbia una dimensione così in metropolitana e così multietnica, che può essere, un po' come lo è stato la New York degli anni Settanta, un centro attivo di produzione cinematografica, teatrale, televisiva. La città può parlare al mondo, come riusciva a farlo quella Nuova York potrebbe farlo Neapolis, tutte e due hanno questa accezione di nuovo che le accomuna, oltre a questo 41esimo parallelo su cui corrono».
In poco tempo stai costruendo una carriera brillantissima. Questo tuo correre verso il successo è frutto di una magia o di altro, parafrasando il titolo del film?
«I latini dicevano festina lente, il mio ultimo progetto l'ho fatto tre anni fa. Sono uno, invece, che pensa di sottrarsi molto, credo al rispetto che si debba al pubblico e alla capacità che dovrebbero avere gli attori, gli artisti i registi anche di nascondersi e di ritornare a parlare dopo tempi, perché bisogna avere anche la capacità di assorbire quello che si è detto, avere tempi di gestazione abbastanza lunghi e poi non penso di correre tantissimo al successo, che poi lo decreta il pubblico. Io sono uno che sta provando a scavare un piccolo solco in un campo enorme, arato da tanti».
Hai incontrato San Severo?
«Ho incontrato San Severo tante volte prima di fare il film, perché quello è uno dei miei luoghi del cuore perché sento che crea una scintilla tra un certo percorso esoterico della città un moto scientifico che ha sempre animato Napoli di cui poco si parla, ma anche perché quella cappella è il percorso di un essere umano che ha dedicato tutta la sua vita alla conoscenza, alla strenua difesa della conoscenza e all'eredità di questa conoscenza che ha lasciato agli altri. Più che incontrarlo ho avuto il suo placet per entrare lì dentro».
Il tuo rapporto con l'esoterismo.
«Sono molto attratto da tutto quello che riesce, rispetto alla realtà, a farmi vedere un'altra visione, forse anche distante da me. Sono curioso di tutto quello rappresenta un'alternativa al racconto del reale e, questo percorso esoterico, che compiamo anche in Napoli magica, ovviamente viene da una mia curiosità verso quel mondo, da alcune storie che hanno agitato la città, e ad alcuni riferimenti possibili ad altri luoghi, scoprire che a Napoli c'è la tomba di Dracula è interessante, così come scoprire che a Napoli c'è il mito di Iside è molto interessante, oppure capire quello che ha provato a fare il principe di San Severo è il racconto di una città che è stata anche scientifica, la famosa y di Forcella che è quella della scuola di Pitagora a Napoli che sorgeva in quel quartiere, mi piaceva in questo senso raccontare anche un'altra parte di Napoli».

                                                             

Sei stato protagonista di un evento esoterico?
«Il cinema e il teatro mi hanno sempre messo in situazioni strambe e, secondo me, anche questa coincidenza di uscita, sicuramente non l’ho decisa io, ma qualcun altro oltre me. Così come quando un giorno, in una piccola sala prove desolata, eravamo io e Francesco Ghiaccio alle tre di notte, a un certo punto raccontavamo la storia del padre di Amleto che tornava e, parlando di suo figlio, diceva che era come un fuoco d'artificio in mezzo al cielo e improvvisamente d'estate ci è scoppiato un fuoco d'artificio fuori la porta, noi non ci siamo spaventati perché a questi segni siamo devoti, perché tutto questo mondo parallelo che, secondo noi esiste, si agita si muove e ci parla, ci ha voluto dire che stavamo facendo bene».
Celebrity Hunted 3, quanto ti sei divertito con Salvatore Esposito, tuo compagno anche in Gomorra?
«Ogni volta che m’incontro con Salvatore dal prenderci un caffè o a fare un programma insieme o una serie ci divertiamo sempre, la nostra amicizia ha superato ormai i confini della professione, quindi, è stata un’occasione che abbiamo sfruttato anche per starcene un po’ insieme».