Il Sindaco del Rione Sanità per la regia di Mario Martone. Solo tre giorni al cinema? Recensione
- di Maria BattagliaPer la prima volta il regista Mario Martone si cimenta con un testo scritto da Eduardo De Filippo e lo fa con tutta la sua carica teatrale personalissima e invitante, frutto della recente esperienza maturata con il collettivo di attori indipendenti del NEST di San Giovanni a Teduccio che operano sul territorio a favore dei ragazzi a rischio.
Le vicende narrate nel film sono note.
Antonio Barracano è chiamato da tutti “il Sindaco del rione Sanità” per la sua capacità nel sostituirsi alla “giustizia” nel dirimere liti e contese, con l’aiuto prezioso di un amico medico, il dottor Fabio Della Ragione.
Un giorno si presenta nella sua villa alle falde del Vesuvio, Rafiluccio Santaniello, figlio di un fornaio che è determinato ad uccidere suo padre. Don Antonio rivede nel giovane, come in uno specchio, lo stesso sentimento di vendetta che da ragazzo lo aveva ossessionato e decide di intervenire con la sua autorità per riappacificare padre e figlio. Tuttavia la vicenda si complica e…
La pièce scritta da Eduardo negli anni ’60, anni di fermenti e di mutamenti sociali e generazionali, venne a suo tempo criticata per la palese contraddizione che emergeva dalla trama, tra la soluzione escogitata dal sindaco per ristabilire la giustizia e quella del dottore che, rivelava in modo inconfutabile, l’inganno illegale tramato dall’amico ormai morto. Lo stesso autore cercò di definire al meglio il protagonista della storia specificando che, Antonio Barracano, “non è un padrino ma un uomo che ha vissuto sulla propria pelle l’ingiustizia e vuole, per amore della giustizia e per il sentimento di sfiducia nel genere umano, farsela da sé con i mezzi a propria disposizione. Il dottore è il suo vero erede che vuole continuarne l’opera in nome della verità e della legalità”.
Mario Martone sicuramente ha interiorizzato tali puntualizzazioni eduardiane e come sempre, non ha avuto timore nel lavorare su uno scritto noto,,apprezzato dalla critica e dal pubblico,,un testo “ragionato” sulla spinosa questione della giustizia in Italia che ha tempi lunghi e procedure obsolete.
Il regista, sposta l’arco temporale della vicenda ai giorni nostri e ringiovanisce il protagonista Antonio Barracano, trasformandolo in un quarantenne bello, piacente, palestrato e di sicuro più rispondente ai canoni di in boss della criminalità organizzata odierna. Tuttavia, la sua sete di giustizia e il suo carisma nel dirimere questioni e faccende del rione Sanità, restano immutati, conferendo al personaggio quell’aura di autorevolezza e di rispetto.
Nelle note di regia infatti leggiamo:”Il Sindaco di Eduardo De Filippo, Antonio Barracano, è un uomo di settantacinque anni, il mio ne ha la metà. Un così deciso spostamento di età del protagonista consente in questo film di mettere il grande testo di Eduardo alla prova della contemporaneità (oggi i boss sono giovanissimi) e di leggerlo come nuovo. Non aspettatevi le illusioni del vecchio Barracano nato nell’800 che ancora consentivano di tracciare dei confini morali:qui affiora un’umanità feroce, ambigua e dolente nella quale il bene e il male si confrontano in ogni personaggio e le due città di cui sempre si parla a Napoli (la legalitaria e la criminale) si scontrano in una partita sorprendente”.
I luoghi dove è ambientato il film, ovvero la villa alle pendici del Vesuvio, costruita abusivamente e l’appartamento ”barocco” alla Sanità sono le location ideali per realizzare l’intero film che si avvale di attori straordinari e credibilissimi nei ruoli affidati. Francesco Di Leva (Antonio Barracano) ha la fisicità del “guappo” che si erge a paladino dei più deboli e fa di questo “la missione della sua vita”. La sua recitazione è lineare, fedele per tutta la durata del film, senza sbavature e tentennamenti. Siamo quasi costretti a dire che il suo personaggio incontra la nostra simpatia e la nostra compassione.
Il co-protagonista Roberto De Francesco (il dottor Fabio Della Ragione) è di provata bravura soprattutto quando con i suoi silenzi, impreziositi da una mimica facciale di notevole espressività , cerca di contrastare le decisioni del “sindaco” con il quale ha un rapporto quasi fraterno.
Massimiliano Gallo interpreta con convinzione il ruolo del fornaio arricchito che non esita a definirsi “grande lavoratore ed uomo onesto”. É l’unico che sa tenere testa al Barracano perché i problemi familiari sono “personali” e non possono essere risolti se un figlio chiede la protezione di un estraneo. La sua recitazione è misurata ed efficace come anche quella di suo figlio, l’attore Salvatore Presutto. E bravi e talentuosi sono anche gli altri attori: Daniela Ioia (Armida, la moglie di Barracano), Adriano Pantaleo (sì, il tenero bambino di Amico mio e lo scolaro di Paolo Villaggio in Io speriamo che me la cavo nel ruolo di Catiello, cugino del Barracano), Giuseppe Gaudino ( Vincenzo ‘0 Cuozzo), Gennaro Di Colandrea (Pasquale ‘o Nasone), Lucienne Perreca (Rituccia), Viviana Cangiano (Immacolata), Domenico Esposito (Gennaro), Armando De Giulio (‘O Nait), Daniele Baselice (Peppe Sciusciù), Ernesto Mahieux (Luigi) e la piccola Morena Di Leva ( Geraldina, la figlia di Barracano).
Una curiosità: le musiche sono di Ralph P. che impersona ‘O Palummiello.
Nel film ritroviamo intatti tutti i temi del potente testo di Eduardo: la sete di giustizia, la volontà di porre fine alla vendetta che aumenterebbe la spirale di violenza, l’ignoranza che rende tutti esposti alle angherie dei potenti, la capacità di poter distinguere sempre tra il bene ed il male, la volontà di un cambiamento radicale da operare in primis in noi stessi.
Il sindaco del rione Sanità, presentato in concorso alla 76esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, sarà nelle sale cinematografiche per soli tre giorni: 30 settembre, 1 e 2 ottobre prossimi. Peccato!