«Da piccola pensavo bastasse il talento, ma ci vuole anche studio e perseveranza». Intervista a Simona Tabasco premiata al Social World Film Festival
- di Nicola GarofanoSimona Tabasco ha ricevuto ieri sera il premio come attrice rivelazione dell'anno in occasione della nona edizione del Social World Film Festival a Vico Equense.
Dopo varie serie tv È arrivata la felicità e Fuoriclasse, approda sul grande schermo con il film Perez di Edoardo De Angelis, dove interpreta la giovane Tea, figlia del protagonista Demetrio, ma il grande pubblico inizia ad amarla con il suo ruolo nella serie televisiva Rai I bastardi di Pizzofalcone cui interpreta Alex Di Nardo, una donna forte, una poliziotta omosessuale alla ricerca d’indipendenza.
Napoletana, bellezza mediterranea, dolce e anche un po’ timida sul set è una vera forza della natura, un talento focoso come la sua terra partenopea. Ha un fratello gemello che si è laureato in media e comunicazione, e di lui dice: «É bello come il sole, potrebbe fare l’attore». E chissà se un giorno non li vedremo recitare insieme in qualche film o serie televisiva, per adesso aspettiamo la terza stagione de I Bastardi di Pizzofalcone.
La terza stagione de I bastardi di Pizzofalcone si farà. Hai già letto il copione? Puoi anticiparci qualcosa che succederà al tuo personaggio?
«Non so niente, non so come si evolverà il mio personaggio e nemmeno quando inizieranno le riprese, so solo che la terza stagione si farà. Mi piacerebbe che il mio personaggio, Alex, diventasse più indipendente e intraprendente, più decisa su quello che vuole fare, perché comunque è un personaggio importante».
Che cosa ami di Alex?
«I silenzi e la riflessività, mi sono ritrovata moltissimo in lei, soprattutto nel rapporto con il padre. Nel senso che io ho un rapporto molto diverso da quello che aveva lei, ma ultimamente è diventato conflittuale».
Un cast bello fitto, ma con chi hai avuto piacere di lavorare?
«Mi ha fatto piacere lavorare con Mariano Rigillo, un grandissimo attore di teatro».
Tu hai fatto teatro in passato?
«Mai, ma sto iniziando a studiarlo con Pierpaolo Sepe, un regista teatrale napoletano molto bravo. E vorrei tanto intraprendere anche questa strada, non per sfizio, innanzitutto per superare la difficoltà che ho nel parlare con le persone in pubblico e credo che il teatro mi aiuterà moltissimo».
Però non hai nessuna difficoltà sui set…
«No. È banalissimo dirlo, ma è vero».
Hai detto in conferenza al Social World Film Festival che il cinema deve provocare. Quale ruolo immagini per provocare?
«Qualcosa che non rispecchi minimamente me stessa o come le persone in generale mi vedrebbero rispetto all’immaginario che le persone hanno di me, andrei proprio contro. Il cinema provocatorio di questo momento è quello di Xavier Dolan, mi piace tantissimo perché lancia dei messaggi molto chiari e molto personali. Un regista giovane che provoca».
Un ruolo cattivo per provocare?
«Mi piacerebbe tanto interpretare un’eroina».
Oltre ai Bastardi, c’è qualche altro lavoro prossimo?
«Delle cosette, ma non mi posso sbilanciare molto, forse per la tv o per il cinema ma sicuro per il teatro.»
Hai iniziato da piccola…
«Avevo diciotto anni pur non volendolo, non avrei mai immaginato che potessi fare questo lavoro, ma a 18 anni ho frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma per un anno, poi mi hanno cacciato perché lì non è possibile lavorare. Dovevo capire che cosa avessi scelto».
Non volevi fare l’attrice, ma hai frequentato una scuola di cinema!
«Sì, volevo fare la stilista, ma tutto è iniziato a 16 anni quando ero in un villaggio vacanze con il Giffoni Film Festival che girava dei cortometraggi. Mi avevano chiesto di andare a fare un provino, vado e giro questi cortometraggi e mi appassiono al lavoro dell’attrice. Torno a casa e chiedo a mio padre di iscrivermi a un’agenzia per il cinema, inizio a fare dei provini durante la scuola, ne vinco uno da protagonista per una serie importante per canale 5 che non si è mai più fatta, da lì decido che c’erano troppi eventi che si stavano mettendo a favore di quello che poteva succedere e poi è successo».