Camorra il docufilm di Francesco Patierno apre la IX edizione del Social World Film Festival
- di Nicola GarofanoFoto di Nicola Garofano
É toccato al film di Francesco Patierno, Camorra, ad aprire la nona edizione del Social World Film Festival di Vico Equense diretto dal regista e produttore Giuseppe Alessio Nuzzo.
Il film è un ritratto storico e socio-antropologico del capoluogo campano e della criminalità organizzata che lo affligge, frutto di mesi di ricerca tra i tesori delle Teche Rai. I sorprendenti filmati d’epoca, molti dei quali inediti, trovano un legame viscerale con la musica e le canzoni originali scritte da Meg.
«Amo molto il meccanismo che mischia la realtà con la finzione, immagini del reale con quelle di fiction - ha raccontato il regista Francesco Patierno durante l’incontro con la stampa al Festival -, un meccanismo che tende a far diventare un documentario un film. C'è una struttura drammaturgica cinematografica che è quello che m’interessa di più, si crea un coinvolgimento come quello di un film. Nel caso di Camorra, invece, ho voluto lavorare solo con immagini vere, la Rai mi ha offerto di fare un film su questo grande tema ed ho accettato con entusiasmo e ho deciso di utilizzare l’enorme patrimonio della Rai su questa tematica. Ho scelto di accettare la sfida per un motivo ben preciso, prima di tutto sono napoletano e ho vissuto gli anni ’70, li ricordo bene, anche se ero piccolo, quindi, ho vissuto quello che succedeva in quel periodo e poi ho fatto un’altra considerazione che, ultimamente, il tema della camorra si è diffuso tramite dei film di finzione di grande qualità, ma pur sempre di finzione, come se si fosse creato nell’immaginario collettivo sulla finzione. In qualche modo, come amante dell’immagine del reale ho voluto recuperare quello che è il linguaggio più bello di tutti, quello delle immagini di repertorio e l’ho contenuto in un periodo storico molto importante, da quello che va dalla fine degli anni ’60 agli inizi degli anni ’90, che sancisce la fine della vecchia camorra e l’inizio della nuova camorra organizzata, nuovi meccanismi di criminalità. C’è una suggestione molto forte, recuperiamo facce, volti ben diversi da quelli delle fiction, recuperiamo parole, fatti e a me piace lasciare i fatti allo spettatore. Non mi piace guidare per mano lo spettatore, mi piace dare delle suggestioni precise, non falsate, chiaramente con un ordine, una struttura drammaturgica che coinvolga lo spettatore. A volte lo spettatore sente la parola documentario e s’impressiona, a me, invece, piace proprio fare dei film simili».
Camorra scava nell’anima di una città imperscrutabile. I filmati raccontano lo sviluppo del fenomeno camorristico tra gli anni Sessanta e Novanta: dalla subordinazione alla mafia, che nel dopoguerra gestiva in Campania il contrabbando di sigarette, fino all’avvento di Raffaele Cutolo che unifica il potere estorsivo in una sola grande organizzazione militare ed economica
Il film sta avendo molto successo, «sono contento che il film è stato recepito – continua il regista - sta facendo un percorso importante. È partito da Venezia e sta andando in giro in tutto il mondo e viene programmato in molte sale come un film normale».
Patierno, inoltre, parla del suo ultimo lavoro e parla di aver trovato una Napoli migliore:
«Ho girato il film sulle Universiade, che sto finendo proprio in questi giorni, che hanno riguardato tutta la regione, non ho girato solo a Napoli, ma anche in altre città, come Benevento, Avellino, Caserta, etc e trovo che ci siano dei forti segnali di cambiamento, non saranno veloci, ma c’è una tendenza che è più che interessante per la città e per la regione. Tra l’altro sono laureato in architettura, ciò per dire che ho studiato molto la città, nel suo formarsi e, secondo me, Napoli è sempre stata una città turistica, ha fatto una scelta sbagliata, quella di voler diventare città industriale. Adesso che sta diventando una città turistica i risultati si vedono, ci sono un sacco di turisti in quartieri in cui fino a poco tempo fa non potevano nemmeno entrare, adesso sono pieni di ristoranti, di alberghi, adesso stanno succedendo cose e sta anche a noi farle durare, migliorarle».