Anna Brancati, le sue sfide. Intervista
- di Nicola Di DioOriana Fallaci ha detto:«Essere donna è così affascinante. È un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non finisce mai».
L'attrice Anna Brancati ne ha affrontate molte di sfide sia nella vita, sicuramente le più difficili, sia sul set e le ha affrontate con il coraggio che è insito nelle donne e che lei ha saputo tirar fuori nel momento giusto.
Anna Brancati ci ha presentato il suo ultimo lavoro e si è raccontata alle nostre pagine.
L'arte ha sempre avuto un ruolo importante nella tua vita, hai studiato all'Università Costume e Moda, ma dalla seconda stagione di Gomorra possiamo dire che è iniziata la tua carriera di attrice. Cosa puoi raccontarci di questa esperienza e chi interpretavi?
«Se proprio dobbiamo dirla tutta, sono cresciuta dai padri francescani in un convento dove i miei nonni seguivano me e un gruppo enorme di ragazzi. In quel gruppo, cantavo nel coro come seconda voce. La mia prima recita fu Santa Chiara, che interpretavo io. Avevo poco più di 14 anni e tagliai davvero i capelli nella famosa scena dei voti a San Francesco. È vero, ho sempre avuto una predisposizione per le materie artistiche. Al liceo scientifico, che ho frequentato, ci sono ancora i miei disegni appesi nell’istituto. La facoltà di costume e moda all’Università di Urbino è stata, credo, la scelta migliore che potessi aver fatto. Il primo anno diedi tutti gli esami con una media alta, tanto da poter vincere la borsa di studio. In più, avrei potuto fare lo stage da Alberta Ferretti a Cattolica, se solo non avessi lasciato prematuramente l’università. Sono stupidaggini che si fanno a vent’anni e di cui ti penti poi per tutta la vita. Ma ho avuto la seconda opportunità con Gomorra. Feci il provino per gioco e per paradosso poiché, in quegli anni, ero presidente di un’associazione culturale contro le armi, dopo tre call back venni chiamata per interpretare una ricca proprietaria di una boutique di alta moda, dove lavorava Patrizia e dove si vestiva Scianel. Era destino che la moda mi seguisse. Ricordo con grandissima emozione la prova costumi per Gomorra: mi fecero provare tutti i vestiti e gli accessori più belli, chissà se la produzione ha ancora in archivio quelle foto e se me le darebbero. Per me è un ricordo stupendo. Esordire per la prima volta in tv nella serie più seguita al mondo, al fianco delle due attrici principali, non è cosa da tutti».
Sei impegnata nel cortometraggio di Giuseppe Alessio Nuzzo "La scelta". Puoi darci qualche anticipazione sul progetto, dov'è stato girato, quale ruolo hai e chi sono gli altri attori che hanno preso parte a questo progetto?
«Ho incontrato il regista Giuseppe Alessio Nuzzo al festival di Acerra l’anno scorso e mi ha chiesto di partecipare al suo corto che avrebbe girato nell’inverno successivo, presso l’ospedale di Foggia. Il progetto, infatti, è sociale ed è in collaborazione con l’Università di medicina. Di nuovo accanto alla grande Cristina Donadio e alla giovane Gina Amarante, per me era un onore e, quindi, ho accettato subito. Tre donne da Gomorra! Il mio ruolo non so se posso dirlo, perché siamo in concorso per la SIAE alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e lo presenteremo il 30 agosto. Prima di allora top secret. Posso dire solo che stenterete a riconoscermi e sono molto felice per questo. Finalmente un ruolo per come reciti e non per la fisicità».
Sei sempre attenta al sociale, violenza sulle donne, campagna di sensibilizzazione contro le armi e bullismo. Hai dichiarato che da ragazzina sei stata vittima di bullismo. Cos'è che ti ha fatto reagire, cosa ti ha dato la forza di superare quelle insicurezze e quelle grandi paure che ti avevano procurato e cosa ti senti di dire a quei ragazzini che oggi sono vittime di bullismo?
«Nel 2011 ero reduce da un matrimonio disastroso e due figli da crescere con l’aiuto soltanto della mia famiglia. Pesavo meno del necessario, per restare in piedi con due cesarei e due allattamenti in un anno. Una guerra legale all’ultimo sangue per l’inottemperanza agli obblighi familiari del mio ex marito. Quando mi sono messa a capo della campagna contro le armi ero nel pieno del mio periodo peggiore e sapevo di avere bisogno di essere impegnata in qualcosa, altrimenti sarei diventata una pessima persona. Ho cercato di “trasformare il veleno in medicina” come dice il buddismo, a cui nel frattempo mi ero aggrappata. Pregavo anche 5/6 ore al giorno, andavo agli incontri settimanali. Come obiettivo avevo la mia felicità, così ho iniziato a dare una mano alle donne vittime di violenza, soprattutto psicologica. Quella che nasce dalla violenza economica, io ne sapevo qualcosa. In un colpo solo avevo fallito un matrimonio e perso il lavoro, visto che avevo lasciato l’università per occuparmi degli affari di mio marito. In più dovevo crescere i bambini, non ho mai delegato a nessuno il compito di occuparsene al posto mio. Ho inaugurato, in un anno, sette centri antiviolenza nel campano e ho fatto tante altre attività nel sociale che mi hanno aiutata ad accrescere la mia autostima. Sono stata anche ospite d’onore della LILT (Lega italiana per la lotta ai tumori) e mi è stata consegnata una targa per il mio impegno. Da ragazzina ho sofferto di acne giovanile come il 99,9% degli adolescenti. Sull’intervista ad Effe magazine ho raccontato quella che per me è stata una tragedia, perché dei cretini ti prendono in giro e se tu sei insicuro la fai vincere a loro. Io mi sono rifugiata nella lettura, nella musica. Era un balsamo per le mie serate chiuse in cameretta. Con il tempo, proprio dai libri, ho imparato la ricchezza interiore delle cose e mi sono fatta conoscere per il mio carattere, non per il mio aspetto. Oggi, mi serve in maniera opposta, pensano che una bella non possa essere intelligente e soprattutto simpatica. Io adoro far ridere facendo le imitazioni. Credo che, chi è vittima di bullismo, debba arricchire altri lati di sé che sicuramente andranno ad offuscare il resto».
Friedrich Nietzsche disse che "l'attore non prova il sentimento che esprime. Sarebbe perduto se lo provasse". Tu cosa ne pensi?
«Quando interpreto un ruolo non è mai la vera vita di “Anna” e, quindi, devo inevitabilmente sentire quello che esprimo. Per trasformarmi nel mio personaggio spesso collaboro con i costumisti, ai parrucchieri chiedo se si può realizzare un’acconciatura o un colore. Inizio molti giorni prima ad avere atteggiamenti che immagino del personaggio, come il modo di parlare, di camminare, di mangiare e di sbattere le ciglia. Anna prova esattamente il sentimento che esprime... Sono perduta? Boh! Può essere».
Hai dichiarato che ti piace metterti in gioco con qualsiasi ruolo che interpreti. Ma in quale film avresti voluto recitare e quale ruolo ti sarebbe piaciuto interpretare?
«Ho un amaro in bocca da anni, non avevo ancora fatto Gomorra la serie quando mi chiamò una segretaria credo o, comunque, una ragazza che non si espresse bene su un ruolo che dovevo fare in un film “Pane e burlesque” per la regia di Emanuela Tempesta. Al telefono la tizia mi aveva detto che era una scena di topless delle durata di 3 secondi, rifiutai categoricamente. Ho visto il film l’anno seguente e ho chiamato subito la regista, sono stata malissimo, il film è bellissimo e il ruolo non si limitava a quei tre secondi, ma era coprotagonista. Sarebbe stato divertente prenderne parte, spero di lavorare con la regista, è giovane e brava».
Abbiamo detto che la tua carriera di attrice è iniziata da Gomorra, hai partecipato al film "La parrucchiera" e ad altri cortometraggi. Come ti prepari per i provini?
«Dopo Gomorra, ho girato La parrucchiera di Stefano Incerti e per la terza volta ho diviso il set con Cristina Donadio. Ne La parrucchiera interpretavo una prostituta e con quella interpretazione ho vinto il prestigiosissimo premio Malafemmena a Napoli. È stato emozionante, così come lo è stato lavorare su un set con il mio mitico amico e grande attore Francesco Paolantoni. Nel cortometraggio "The dinner" lui era un prete ed io la sua perpetua, peccato che la gente non guardi i cortometraggi, ma solo le serie infinite. In quel corto si parla di qualcosa su cui tutti dovremmo riflettere, vi invito a vederlo. (https://youtu.be/Ok4zKxNeNcc con Alessio Gallo e Francesco Paolantoni). La sera prima ci siamo preparati io, Alessio e Diego. È importante studiare assieme, anche se per i provini mi preparo molto a casa, iniziando dall’abbigliamento adatto a quel personaggio. Cambiano tante cose se ti immedesimi».
Nei personaggi che hai interpretato quanto c'è di te e quanto invece, loro ti hanno lasciato?
«Il personaggio diventa te e, forse, anche tu diventi lui, è difficile scindere le due cose ma, in ogni caso, la vittoria arriva quando “sei assolutamente diversa dal ruolo che fai”. Vuol dire che hai studiato bene!».
Quali sono i tuoi progetti futuri e a cosa stai lavorando adesso?
«Adesso vorrei fare teatro per cercare di superare la mia forte emotività. Con il ciak puoi fare la scena cento volte. Sul live devi essere tutt’uno con il tuo corpo e la tua mente. Ho un progetto del maestro Bruno Lanza e non vorrei deludere le aspettative del maestro».
Se tu fossi un piatto che piatto saresti e perchè?
«Se fossi un piatto? Sarei un casatiello. Piena di cose».
"Ed a proposito di sfide l'ultima proprio oggi 15 Agosto, Anna ha salvato un bambino che stava annegando in piscina. Cala delle sirene stabilimento a Manfredonia sul Gargano. Le vicine di ombrellone della Brancati hanno cominciato a urlare vedendo il piccolo di tre anni dimenarsi in acqua della piscina in acqua alta. L’attrice alle urla si gira e in un balzo lanciando gli occhiali e le ciabatte per aria, si è precipitata a salvare il bambino che non riusciva più ad alzare la testa dall’acqua. La Brancati l'ha afferrato per il braccino e l'ha fatto distendere su un lato del bordo piscina facendogli sputare l’acqua. Sudore e sangue freddo per un lieto fine che poteva trasformarsi in una tragedia per la famiglia. Alla fine tutti selfie e caffè al bar con il piccolo in braccio all’attrice e le vicine di ombrellone attorno alla Brancati".