A Edoardo Leo il Premio Nettuno 2018 - Intervista
- di Nicola GarofanoEdoardo Leo ieri sera ha ricevuto il Premio Nettuno 2018, galà tenutosi nella Villa Tiberiade a Torre Annunziata (Na), un ennesimo premio che si aggiunge all’ultimo ritirato ai Nastri d’argento di Taormina: Premio per il Personaggio dell’anno Persol, un riconoscimento dettato dal sindacato nazionale dei giornalisti e critici italiani.
L’attore e regista Edoardo Leo sta continuando la sua lunga tournèe teatrale con lo spettacolo Ti Racconto Una Storia… (letture semiserie e tragicomiche), un reading-spettacolo con musiche di Jonis Bascir.
Abbiamo scambiato poche battute con Edoardo Leo prima della sua premiazione e il suo breve monologo che ha regalato al pubblico presente sulle parole napoletane, incomprensibili per lui, di quando ascoltava le canzoni di Pino Daniele, come ad esempio: “caccia 'a currea” nella canzone Yes I know my way, e si chiedeva il significato di “Currea”, “Cintura”, stesso monologo fatto all’evento al San Paolo su Pino a giugno scorso.
Stasera riceverai il Premio Nettuno per il tuo essere trasversale nel mondo dell’arte, tra cinema, teatro e tv… attore, regista, intrattenitore…
«I premi fanno sempre piacere riceverli, in qualsiasi contesto. È ovvio che in Campania, dove è molto difficile esportare la commedia, perché è una terra che la commedia l'ha creata e sapere di essere apprezzato qui, mi fa doppiamente piacere, che prendere un premio in un altro luogo.»
In questo periodo continua la tua fitta tournèe teatrale dello spettacolo: Ti racconto una storia. Come sono nate queste storie? Sono scritte da te?
«Ti racconto una storia è uno strano spettacolo che porto in giro da tanti anni. Ho raccolto storie negli ultimi venticinque anni e sono finite in un grande librone, una specie di Zibaldone. La sera vado in scena e decido di volta in volta cosa raccontare, per cui il registro dello spettacolo è uno spettacolo diverso. Alcune storie sono scritte da me e altra da grandi scrittori come Marquez, Calvino, Benni, Baricco, Eco, ma anche Massimiliano Bruno, Francesco Piccolo o articoli di giornali di Umberto Eco, Achille Campanile, c'è un universo incredibile di letteratura italiana.»
Dopo quattro anni si chiude la trilogia “Smetto quando voglio” con Sydney Sibilia…
«É stata assolutamente una bella sinergia. Sydney è un ragazzo campano, salernitano, con il quale si è creata una straordinaria simbiosi. Abbiamo fatto tre film insieme ed è il progetto cui ho dedicato più tempo negli ultimi anni e sono molto orgoglioso alla fine pensare di entrare a casa e trovare un cofanetto con tre film miei, stupidamente mi rende orgoglioso.»
Ti hanno accostato a Ettore Scola. Che cosa significa per te?
«Non dovrebbe essere nemmeno nominato Ettore Scola, sono maestri irraggiungibili. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo, di essergli amico e di lavorarci, ma registi di questa caratura devo solo guardarli da lontano e sperare di prendere un millesimo del loro talento.»
Napoli ha dato molto al cinema. C’è un film napoletano di cui vorresti fare un remake?
«Ho una passione per Operazione San Gennaro è un film del mio attore preferito, Nino Manfredi con il quale ho avuto il piacere di lavorare e di conoscerlo. Operazione San Gennaro è un cult movie assoluto, mi piacerebbe molto rifarlo, anche se i capolavori non vanno toccati.»
L’estate è anche un momento di vacanze e di relax, dopo tanto lavoro e tanti impegni cosa ti piace fare per rilassarti?
«Niente vacanze e niente relax, lavoro, sono in tournée, vengo qui per il premio, sto scrivendo, quindi, io mi rilasso lavorando.»
A cosa stai lavorando?
«Sto scrivendo il mio nuovo film, ma è impossibile parlarne ora, perché sto in tournèe con lo spettacolo, mi occupo principalmente di quello adesso.»