Storie di donne: Susanna
- di Rosanna PannoneA volte vorrei sparire.
È quando non riesco a fermarle.
Le lacrime.
Non fanno parte di me, loro.
Non mi piace quando mi bagnano il viso.
Mi tolgono il sorriso.
Vorrei tutto ciò che questa cazzo di vita mi ha tolto, ma non posso!
Non si torna indietro e nulla torna, figuriamoci i morti!
Eppure la sento.
Ma non posso toccarla.
Non ho mai potuta toccarla.
Non ho mai potuto guardarla.
Non l'ho neanche mai presa in braccio.
Ho solo una foto.
Sembra un fagiolo, eppure per me è bellissima.
Ogni anno festeggio il suo compleanno.
Avrebbe avuto 5 anni oggi.
Immagino come sarebbe potuta essere.
Gli occhi, magari verdi, come i miei.
E i capelli, folti, neri.
O forse sarebbe stata diversa da me.
Bionda o rossa.
Non avrebbe avuto importanza.
Era la mia bambina.
Mi immagino mentre la cullo tra le mie braccia.
Mi guarda e mi sorride.
E adora la ninna nanna che le canto.
La prima volta che con la sua manina mi ha stretto il dito e mi ha sorriso.
La prima volta che l'ho vista.
Immagino tutto.
È come se fosse qui con me.
Non ho più preso bimbi in braccio da quel giorno.
Ho una scatola sepolta nell'armadio.
Il test di gravidanza.
L'ecografia.
Una scarpetta mai finita all'uncinetto.
Il ciuccio che avevo comprato per dire a mio marito che ero incinta.
Cinque vestitini che ho comprato ogni anno per il suo compleanno.
Null'altro.
Una scatola di ricordi.
Solo ricordi, se così posso chiamarli.
L'aborto non è stato spontaneo.
Come se il mio corpo non volesse staccarsi da lei.
Né lei da me.
Dicono fosse troppo debole.
Troppo piccola.
Troppo fragile.
Eppure continuo a darmene la colpa.
Dopo l'operazione ci sono state delle complicazioni.
Hanno dovuto asportarmi tutto altrimenti non sarei sopravvissuta.
Avrei preferito morire con lei.
Mio marito dopo un anno l'ho lasciato.
Non perché non lo amassi o perché lui non mi amasse.
Ma perché vedevo nei suoi occhi la voglia di essere padre.
In ogni canzone.
In ogni film.
In ogni coppia con bambini che incontravamo.
Non potevo privarlo della gioia di esserlo.
Lo amavo troppo.
Oggi ha due bambini.
Eppure, quando ci incontriamo per caso, leggo nei suoi occhi quello che avrebbe voluto per noi.
Sono felice?
No, ma sono viva.
E cerco di vivere al meglio il tempo che mi è stato concesso nell'attesa, un giorno, di poterla riabbracciare.
La mia piccola.
La mia bambina, Susanna.
Storie di donne, Rosanna Pannone