«Viaggiando ho imparato molte cose, la modestia e il rispetto di ogni civiltà e non faccio differenze del colore della pelle o di pulsioni sessuali differenti». Intervista a Pietruccio Montalbetti
- di Maria BattagliaIl nuovo libro di Pietruccio Montalbetti, chitarrista e leader del complesso dei Dik Dik, da lui fondato nel 1965, s’intitola Enigmatica bicicletta. Il romanzo dai toni noir è uscito lo scorso 7 gennaio per Iris 4Edizioni.
Milanese, classe 1941, oltre alla passione per la musica che lo ha portato al successo insieme al suo gruppo con brani famosissimi quali Sognando la California, L’isola di Wight, Senza luce, si misura ormai da anni anche nella narrativa.
Al suo attivo ci sono già ben sei libri: I ragazzi della Via Stendhal (2010 Aerostella), Sognando la California (2011 Aerostella), Io e Lucio Battisti (2013 Salani Editore), Settanta e Settemila (2014 Ultra), Amazzonia. Io mi fermo qui (2018 Zona Music Books) e, infine, Enigmatica bicicletta (Iris4 Edizioni).
Quest’ultimo romanzo, parla di un uomo ex partigiano che va alla ricerca dei criminali fascisti. L’obiettivo dell’autore è quello di mettere in rilievo quei terribili eventi storici con la speranza che non si ripetano più.
Per invogliarvi alla lettura ne trascriviamo l’incipit:«Qualche anno dopo la seconda guerra mondiale si crea a Milano un Corpo Speciale di ex partigiani dediti alla cattura di criminali di guerra mai processati. E la bicicletta accantonata alla staccionata di un parco del centro-città sempre lì parcheggiata, a volte girata a destra altre a sinistra,che ci fa? Fantasia o realtà?».
Noi di The Cloves Magazine abbiamo avuto il privilegio di intervistare di recente Pietruccio Montalbetti, che ha pronto anche un album insieme ai suoi compagni, Dik Dik, dal titolo Una Vita D’Avventura.
Quando e com’è nata la sua passione per la scrittura?
«Ho scoperto la scrittura dai primi tempi che si è concretizzata attraverso le mie esperienze e il desiderio di condividere con la gente ciò che ho fatto».
Nelle sue precedenti opere ha parlato della sua infanzia, del suo incontro con Lucio Battisti e dei suoi viaggi. Enigmatica bicicletta è, invece, un noir. Cosa l’ha spinta a cambiare genere e di cosa parla il libro?
«Il mio libro, Enigmatica Bicicletta, parla di un periodo storico che non va dimenticato, a Seconda Guerra Mondiale e delle atrocità perpetrate dai Nazisti e dai Fascisti».
Sarebbe contento se il suo romanzo diventasse un film o una fiction televisiva? Quali musiche sceglierebbe per la colonna sonora e quali attori potrebbero rivestire i ruoli dei personaggi principali?
«La storia sarebbe perfettamente adatta a un film e spero che qualcuno lo capisca e ne tragga un documento storico».
Lei ha viaggiato moltissimo, eppure, non si è mai recato in California e neppure sull’isola di Wight, perché? Teme forse che questi luoghi non corrispondano a come li ha vissuti musicalmente o li ha talmente idealizzati da temerne il confronto con la realtà?
«Ho girato il nostro Pianeta, ma la California non è mai stata nei miei programmi. Amo immergermi in realtà primitive, dove posso assaporare come eravamo prima che arrivasse la tecnologia che è molto utile ma, se usata male può renderci schiavi, cosa che già per i giovani succede».
Lei ama viaggiare da solo. Cosa rappresenta per lei il viaggio, una fuga dalla realtà o un modo per conoscere il mondo? A quando un prossimo viaggio e dove?
«Io viaggio da solo perché ho un buon rapporto con me stesso, non soffro di angoscia e mi sento libero. Viaggiando ho imparato molte cose, ad esempio, la modestia e il rispetto di ogni civiltà e non faccio differenze del colore della pelle e neppure di pulsioni sessuali differenti. Detesto l’ostentazione di entrambi. Per fare viaggi avventurosi bisogna avere un grande spirito di adattamento, una dote che possiedo».
Lei, insieme agli altri componenti dei Dik Dik, ha avuto la fortuna di conoscere e frequentare per un lungo periodo Lucio Battisti. Ci può raccontare qualche aneddoto legato a quel periodo e parlarci, dal suo punto di vista, della collaborazione artistica tra Battisti e Mogol?
«Di aneddoti particolari vissuti insieme ai miei compagni Dik Dik ne ho tanti, ma l’ultimo è sempre più interessante. Lo scorso agosto, a Toronto abbiamo fatto un concerto davanti a 5000 persone, una cosa emozionante».
Il complesso dei Dik Dik fa musica e concerti da oltre 50 anni. Qual è il segreto di tanta longevità artistica e della vostra amicizia?
«La nostra longevità è dovuta al fatto che, terminati i concerti, ognuno prosegue separatamente la propria vita. Io mi interesso di astrofisica e astronomia e leggo molto. Tra di noi si è aperta una forbice culturale per cui non abbiamo argomenti in comune. Ai miei compagni interessa lo sport, soprattutto il calcio. A me no. Non abbiamo mai litigato, ma discusso. Il mio principio è discutere ma non per volere la ragione, ma per capire l’altro. L’unica cosa che ci tiene uniti è l’amore per la musica. Io amo molto stare sul palco e conduco il gioco parlando».
Cosa pensa dei nuovi generi musicali molto amati dai giovani in questi ultimi tempi?
«I generi musicali di oggi in Italia sono scadenti e riflettono la nostra società che è quella dell’apparire e non dell’essere».
Cosa pensa delle trasmissioni tipo X Factor o The Voice per scovare nuovi talenti musicali?
«Queste trasmissioni sono ingannevoli e illudono i poveri ragazzi. Li spingono, terminato il breve successo, alla droga, all’alcol, oppure se sono intelligenti alla psicanalisi. Quelle trasmissioni illudono e fanno danni».
Quali progetti ha in un prossimo futuro? Verrà a Napoli per la presentazione del suo libro?
«I miei progetti per il futuro sono molteplici. Ho nel computer ben 6 libri pronti da pubblicare, un nuovo album insieme ai miei compagni dal titolo Una Vita D’Avventura. Il mio progetto è quello di invecchiare bene e mantenere viva la mente e il corpo. Amo molto Napoli, la vera musica italiana è quella napoletana e quella lirica. Il popolo napoletano è estremamente civile ed estroso, cosa che noi del nord non riusciamo ad essere».