Isabel Allende e il suo nuovo romanzo "Lungo petalo di mare". Recensione
- di Maria Battaglia«Il 4 agosto 1939, sarebbe rimasto impresso per sempre nella memoria di Vìctor Dalmau, di Roser Bruguera e degli oltre duemila spagnoli che partivano per quel paese bislungo del Sudamerica, il Cile, aggrappato alle montagne per non cadere nel mare, del quale non sapevano nulla. Neruda lo avrebbe definito come un lungo petalo di mare e vino e neve… con un nastro di schiuma bianca e nera». Isabel Allende
Isabel Allende ritorna nelle librerie con un nuovo romanzo dal titolo Lungo petalo di mare, Ed. Feltrinelli, Collana I narratori, pag 350, euro 19,50, traduzione di Elena Liverani.
I tredici capitoli che formano le tre parti in cui è diviso il romanzo sono sempre precedute da alcuni versi di Pablo Neruda, tratti dalle sue opere più famose e basterebbe questo a sottolineare il profondo legame che lega la scrittrice al premio Nobel per la letteratura1971.
Le vicende narrate coprono gli anni dal 1939 al 1994 ovvero dalla guerra civile spagnola al golpe militare del generale Augusto Pinochet e vedono come protagonisti Vìctor Dalmau e Roser Bruguera e altri personaggi che ne arricchiscono l’intreccio e rendono corale il romanzo, caratteristica nota ai lettori della Allende.
La singolarità è che i personaggi di fantasia servano a descrivere quelli storici ad incominciare dal poeta cileno Pablo Neruda, il caudillo Francisco Franco, la Pasionaria Dolores Ibarruri, il cantante Victor Jara, la filantropa svizzera Elisabeth Eidenbenz, il Presidente del Cile Pedro Aguirre Cerda e Salvador Allende.
L’episodio centrale riguarda l’imbarco di più di duemila esuli spagnoli sul Winnipeg, il piroscafo noleggiato da Pablo Neruda alla volta del Cile per offrire loro una nuova vita e una nuova patria.
I due protagonisti del romanzo riescono ad integrarsi ma il golpe che nel 1973 fece cadere il presidente Salvador Allende ed il suo feroce assassinio, li spinge a trovare una via di fuga in Venezuela e come scrive l’autrice ”se si vive abbastanza, i cerchi si chiudono”.
Il romanzo è ben costruito e le storie narrate si intrecciano tra loro con rara maestria e i numerosi colpi di scena presenti ne potenziano la scrittura.
La Allende ritorna alla sua prosa più intima e ai temi che le sono più cari quali le storie dell’America Latina con i suoi riti e le sue tradizioni, un’attenzione particolare a un’umanità costituita da un crogiuolo di razze diverse e soprattutto il grande valore della memoria arricchito stavolta dall’integrazione e dalla solidarietà.
Lungo petalo di mare è di un’attualità struggente perché parla di migranti, del loro dolore e del loro riscatto in terra straniera. I protagonisti sperimentano la difficoltà dell’integrazione con uno sguardo sempre rivolto alla loro patria lontana condividendone i destini e anche lo stupore dei ricongiungimenti familiari.
La Allende sa che si abbandona la propria terra solo per necessità e le guerre sono un valido motivo per questi esodi di massa che ci toccano oggi da vicino. La storia purtroppo si ripete con lo stesso carico di speranza, delusione, abbandono, difficoltà, dolore e sofferenza.
I personaggi descritti sono appassionati e soprattutto le donne sono forti, orgogliose, umili, audaci, infaticabili nelle avversità. Pensiamo in particolare a Juana Nancucheo, la governante di casa Solar di origine mapuche, fedele ai suoi padroni fino alla fine. Anche i luoghi, i paesaggi e gli scenari sono ben raffigurati, quasi partecipi alla narrazione, dalla fredda catena dei Pirenei che segna il confine tra la Spagna e la Francia, al Cile caldo e afoso.
Accanto ai personaggi di fantasia , come abbiamo detto,trovano posto quelli veri tra i quali lo stesso Neruda, visto dalla Allende come il vero protagonista di una vicenda storica poco nota e forse dimenticata. É singolare pensare che un grande poeta abbia preso a cuore le sorti di duemila disperati per offrire loro una casa, un lavoro, una nuova patria.
In ogni pagina, oltre la nostalgia dei protagonisti, si avverte la personale nostalgia della scrittrice che come i suoi lettori sanno fu costretta a lasciare il Perù, per trovare prima rifugio in Cile e in Venezuela e infine negli Stati Uniti, dove vive tuttora.
Un romanzo completo e potente da leggere e da meditare, un romanzo che non banalizza gli eventi spesso catastrofici della storia ma che ne preserva la memoria. La stessa Allende lo spiega così:«La scrittura per me è un tentativo disperato di preservare la memoria. I ricordi, nel tempo, strappano dentro di noi l’abito della nostra personalità e rischiamo di rimanere laceri, scoperti. Così scrivere mi consente di rimanere integra e di non perdere pezzi lungo il cammino».