“Era Proprio Necessario” un libro scritto a quattro mani da Diego Paura e Anna Stromillo. Recensione
- di Nicola GarofanoEra proprio necessario è, come dice il sottotitolo, “un itinerario psico-gastronomico di un’allegra compagnia alla ricerca di un festival”, scritto a quattro mani da Diego Paura e Anna Stromillo per la Rogiosi Editore, 14 euro.
Il libro sta tra romanzo e commedia e il legame fortissimo tra cibo e psiche si avverte già dalle prime pagine. Ci troviamo in Toscana, in un antico casale ricco di ricordi e di profumi speziati, custodito da una governante di nome Agnese depositaria di segreti familiari e culinari. Una compagnia di artisti è alle prese con le prove di uno spettacolo per uno dei tanti festival organizzati nel periodo estivo. Si respira un’aria di convivialità necessaria per raccontare sogni e desideri di un passato anche lontano.
I personaggi dialogano tra loro, complice il cibo, ma alcuni ”segreti” si scioglieranno come il cioccolato messo a bagnomaria, tra ingredienti culinari tradizionali ed etnici, tra ricette antiche e moderne.
Nina, la protagonista del libro, ha in Agnese un’alleata preziosa nel ricordo della sua infanzia trascorsa al casale. I suoi rapporti con il padre hanno segnato la sua sfera affettiva e l’incontro con altri uomini. Soltanto Bruno sa decifrare le sue parole e i suoi silenzi, le espressioni del suo viso spesso assorto e imbronciato, le sue fughe improvvise e immotivate. Nella compagnia c’è Rocco che ama Nina perdutamente, ma non trova il coraggio di dichiararsi. Ma una notte, complice la preparazione dei biscotti al cioccolato… Il tecnico del suono Saeid, iraniano, trova Agnese ostile all’accoglienza per un segreto che la governante custodisce da troppi anni, ma poi insieme prepareranno una delle tante prelibatezze culinarie che sono descritte nel libro con dovizia di particolari. Ma perché?
Gli altri personaggi, pure ben definiti, fanno da ”contorno” alle due storie principali, ovvero quelle di Nina e di Agnese lodando la preparazione del cibo fonte di piacere e di appagamento. L’azione si svolge in soli tre giorni e il lettore vorrebbe trovarsi tra i personaggi non solo per gustare i piatti preparati ad arte ma per sentire i profumi e gli odori della campagna toscana, terra forte e generosa.
Il libro, scritto come una sceneggiatura, si presta a trarne un film sulla scia di quelli realizzati da Scola o Bertolucci.
Noi lo auguriamo di tutto cuore agli autori.