Gianluca Di Gennaro è Dario Scherillo vittima di camorra nel film “Ed è subito sera” dal 21 marzo nelle sale

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Gianluca Di Gennaro è Dario Scherillo vittima di camorra nel film “Ed è subito sera” dal 21 marzo nelle sale

Gianluca Di Gennaro interpreta Dario Scherillo nel film Ed è subito sera per la regia di Claudio Insegno in uscita il 21 marzo nelle sale italiane. Protagonisti del film, uno strepitoso e intenso Franco Nero, il compianto Salvatore Cantalupo e un cast composto da attori di successo, quali Paco De Rosa, Gianclaudio Caretta, Alina Person, Gaetano Amato, Simona Ceruti, Stefania De Francesco, Fabio Toscano, Alfredo Nuzzo, la partecipazione amichevole di Ciro Ceruti e, nel ruolo di se stesso, Sandro Ruotolo.
Il film è tratto dal libro di Tonino ScalaEd è subito sera”, dedicato alla memoria di Dario Scherillo, vittima innocente nella faida di Scampia, morto all’età di 26 anni il 6 dicembre 2004.
Sullo sfondo di una piccola piazza di spaccio alle falde del Vesuvio si incrociano i sogni e le speranze di tre famiglie di diversa estrazione sociale, quella di Dario, onesta e laboriosa, che vuole rinnovare i saloni della scuola guida di loro proprietà, quella del Magistrato de Martino che vorrebbe estirpare il cancro della camorra e mettere fine alla faida tra i clan di don Tonino e del Talebano e quella del Muccuso, un codardo boss in ascesa. E talvolta basta un niente, una piccola modifica allo scenario ed i sogni e le speranze vengono spazzati via. Tratto dalla storia di Dario Scherillo, il film racconta la storia del giovane ucciso a Casavatore il 6 dicembre del 2004 nel pieno della prima faida di camorra che insanguinò l'area nord di Napoli, determinando decine di vittime, tra cui tanti innocenti. Dario fu ucciso perché erroneamente scambiato per un affiliato ad un clan rivale di quello al quale appartenevano i killer.

               
Il progetto, presentato al Los Angeles Italia Film Festival è nato per ricordare tutte le vittime innocenti della criminalità  a partire dal racconto della storia di Dario Scherillo, a chi lontano dai riflettori si impegna con la propria testimonianza a diffondere la cultura della legalità e della cittadinanza responsabile nei territori martoriati dalle faide di camorra e da ogni forma di illegalità, il Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità, la Fondazione Pol.i.s., la FAI, LegalmenteItalia e l'Associazione Dario Scherillo esprimono la propria adesione al progetto della PDR PRODUZIONI SRL e lo sostengono in misura convinta. Il brano musicale nel filnale del film è "L'ultima luna" di Gigi Finizio.
Conoscevi già questa tragica storia? 
«Conoscevo la storia avevo letto, saputo, ricordo che, in quel periodo, era quasi all'ordine del giorno succedevano tante cose strane, come continuano ancora oggi.»
Come ti sei approcciato a questo personaggio?
«Quando mi hanno proposto questo ruolo ho conosciuto la famiglia. Sono stato a casa di Dario, ho parlato con il fratello, la madre ed è come se uno dovesse necessariamente fare qualcosa di plateale per far vedere che è una bella famiglia, ma non ce n’era bisogno perché è veramente una famiglia normalissima, questa è l'importanza di Dario. Ciò che ho provato a fare io è di rendere il tutto più semplice, vero, autentico su questa famiglia. Lo si vede anche in alcune scene e il film credo sia stato ben raccontato, ovvero, la semplicità e l’innocenza di questa famiglia e poi l'altra realtà che è quella della camorra.
Quanto è stato difficile per te, capire cosa fare e non fare su questo personaggio per non cadere nel ridicolo?
«Da parte mia c'è stato più un lavoro emotivo, ci sono state delle situazioni e delle scene non semplici, il pubblico non lo sa, ma, ad esempio, nell’ultima scena, io avevo il cellulare personale di Dario in mano, in un’altra scena ho indossato una sua camicia e non è semplice, non è facile. A ricordarlo e a pensarlo, adesso, mi dà ancora delle emozioni molto forti. Ero molto coinvolto sotto questo punto di vista, quindi, le mie difficoltà forse non sono state tanto dal punto di vista attoriale, ma emotivo e questo è il lavoro che ho dovuto fare.»